Luca Cereda: «Dal 1. giugno comincerà il secondo blocco della preparazione. Flynn e D'Ags? Ci raggiungeranno in luglio»
AMBRÌ - Da una parte le incertezze legate al Covid-19, dall’altra una preparazione da portare avanti e un roster da completare. È questa la situazione alla quale sono confrontati tutti i club di National League, che normalmente di questi tempi si allenerebbero a secco tra ripetute, palestra ed esercizi in gruppo. Ricevuto già dall’11 maggio il via libera per le sedute collettive, nelle varie società regna comunque il buon senso e la prudenza.
«Ad Ambrì abbiamo appena finito un primo blocco di tre settimane, dove ogni giocatore si è allenato a casa seguendo il nostro programma - interviene coach Cereda, alla sua quarta stagione alla guida dei biancoblù - Ora abbiamo di fronte un’altra settimana di lavoro individuale, dopodiché dal 1. giugno comincerà il secondo blocco e valuteremo se iniziare in piccoli gruppetti. Vogliamo rispettare la situazione sanitaria e vale la pena restare cauti».
Oltreoceano stanno lavorando anche Matt D’Agostini e Brian Flynn, freschi di rinnovo.
«Siamo felici di continuare insieme, sono due giocatori che ormai conosciamo bene e già questo è un vantaggio. Si va avanti con continuità e con due elementi che si trovano benissimo nell’ambiente biancoblù. Sono reduci da un’ottima stagione dove hanno dato tanto al gruppo sia in pista che fuori. Preparazione? Loro rientreranno in Ticino a fine luglio, per quando inizieremo sul ghiaccio. C’è anche la possibilità che tornino un po’ prima per fare una parte della preparazione a secco con noi, ma in questo momento è ancora difficile fare previsioni».
Nell’ultima Assemblea della Lega sono state prese decisioni importanti. Introdotti i pre-playoff e congelate le retrocessioni per il prossimo anno. Resta in sospeso la questione legata agli stranieri (da 4 a 8) e l’addio alle licenze svizzere. Cereda cosa ne pensa?
«Della questione degli stranieri non so quanto se ne sia realmente discusso e come si svilupperà in futuro. Ad ogni modo credo che questa sia l’occasione giusta per riflettere a 360° su come migliorare il nostro hockey. Non solo per la prossima stagione, ma sul medio-lungo termine. Trovo giusto discutere anche di un possibile tetto salariale. Poi, se devo dire la mia sull’aumento degli stranieri, personalmente sono contrario. Credo che si andrebbero a snaturare le squadre togliendo via via la loro identità. A livello giovanile, i ragazzi che vengono da noi e poi “ottengono” la licenza svizzera portano qualcosa. Come livello e come competitività. Penso che sarebbe un peccato perdere questa possibilità. D’altro canto, mentre la Nazionale maggiore sta crescendo costantemente, a livello giovanile ci siamo un po’ staccati dalle migliori. Insomma non è semplice e sono tanti gli aspetti da considerare».
Nessun dubbio invece sulla bontà della formula che prevede i ”pre-playoff”.
«Sono intriganti, ci saranno due squadre in più che entrano nella corsa al titolo. È una buona mossa, un qualcosa che avevo sperimentato anche da giocatore in Nordamerica qualche anno fa. È una formula che funziona bene e non vedo lati negativi».
La retrocessione congelata per un anno sembra invece una scelta logica che permetterà ai club di lavorare con maggior serenità.
«Sì e no. Ormai, per il prossimo anno, le squadre erano già praticamente fatte prima di questa decisione. È qualcosa di positivo, ma bisognerebbe ragionare sul medio-lungo termine. Si potrebbe pensare se non sia il caso di estendere questo blocco anche nei prossimi anni, quando la crisi legata al Covid-19 si farà ancora sentire per le società. Favorevole a una Lega chiusa nei prossimi 5 anni? Sì. Sarebbe una misura concreta per far crescere i giovani. Toglierla solamente un anno cambierebbe poco a livello di pianificazione. Mentre in 5 anni i vari direttori sportivi avrebbero più facilità nel pianificare e sostituire dei giocatori con dei giovani. Per chi, in questo momento, gioca nelle giovanili e ha 15-16 anni, si aprirebbero scenari davvero interessanti».