Chiacchierata con l'allenatore dell'Ambrì: «Stiamo cercando un difensore e un attaccante straniero»
AMBRÌ - Chiusa bruscamente la scorsa stagione, ad Ambrì si sta lavorando alacremente per preparare il campionato 2020-21. Da oltre due settimane i giocatori sono tornati a lavorare insieme, per cercare di mettere "benzina nelle gambe" in vista dell'esordio del prossimo 18 settembre. Per completare l'organico mancano ancora due pedine fondamentali: i due stranieri che andranno ad affiancare D'Agostini e Flynn.
Luca Cereda, che squadra hai ritrovato a inizio giugno?
«Una squadra serena con tanta voglia di lavorare. Adesso si tratta soprattutto di ritrovare l'abitudine a socializzare, lavorando ogni giorno duramente. Sappiamo che soltanto soffrendo potremo porre le basi per avere successo».
Il vostro programma estivo ha subito inevitabilmente delle modifiche, questo peserà?
«Lo scheletro è rimasto invariato con la differenza che nel primo mese ognuno ha lavorato a casa sua con il materiale che aveva a disposizione. Ciò significa che nelle prossime settimane sarà importante aggiungere l'1 o 2% per recuperare ciò che involontariamente si è perso nel primo periodo di preparazione. In generale comunque ho trovato una squadra in buone condizioni. Ognuno ha fatto l'allenatore di sé stesso».
Parliamo di singoli, avete alcune defezioni e giocatori che ancora si allenano "a distanza"...
«Pinana è con noi ma segue un programma riabilitativo personale. Horansky si sta allenando a casa sua mentre Ciaccio fa un po' con noi e un po' per conto suo. Zwerger? Sta svolgendo fisioterapia. Non so ancora se potremo contare su di lui già a partire dalla prima seduta sul ghiaccio d'inizio agosto. Durante il campo d'allenamento però mi auguro che possa pian piano tornare a disposizione».
Diego Kostner come sta?
«Sta abbastanza bene. È contento del suo stato di forma, ma il vero test per lui sarà sul ghiaccio».
A settembre inizierà la tua quarta stagione ad Ambrì. Dove Luca Cereda sente che può ancora migliorare?
«Il processo di crescita continua sempre. Nel momento che ci si sente arrivati è meglio cambiare lavoro. Penso di poter migliorare un po' ovunque sia nelle questioni tecniche, tattiche e umane. Il mio obiettivo è quello ogni giorno d'imparare qualcosa sotto tutti i punti di vista, cercando di correggere gli errori».
A livello di organico vi mancano ancora due stranieri: andrete sull'1+3 o sullo 0+4?
«Il fatto di puntare su quattro attaccanti ci stimola sempre. Ad ogni modo pensiamo che l'1+3 sia la miglior soluzione, per questo stiamo cercando un attaccante e un difensore».
Ti piace la nuova formula che prevede che le squadre dal settimo al decimo posto si giochino gli ultimi due posti nei playoff?
«L'avevo testata in America 20 anni fa da giocatore. Credo sia positiva, in tutti i sensi. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un campionato molto equilibrato e questa novità non farà altro che aumentare la suspense. Inoltre far terminare la stagione a quattro squadre già dopo la regular season sarebbe stato un po' troppo».
Cosa ti ha lasciato, a livello personale, l'esperienza-coronavirus?
«Ho vissuto tante emozioni negative. Siamo stati bersagliati da notizie molto tristi. Gli specialisti non conoscevano questo virus e noi ancora meno, non è stato facile. La mia riflessione personale? Mi sono reso conto che stiamo vivendo su dei ritmi non sani. Dobbiamo riavvicinarci di più alla natura e ai ritmi di essa, trovando una bilancia un po' più sana».