Preparazione e mercato: la parola a Raeto Raffainer, ds del Davos. «Turunen è stata una scelta chiara fin dall'inizio»
DAVOS - Magnus Nygren, Perttu Lindgren, Aaron Palushaj e Teemu Turunen. Con l'arrivo di quest'ultimo, prelevato dall'IFK Helsinki (Liiga), il Davos ha completato un pacchetto stranieri di tutto rispetto. Il 24enne finlandese, corteggiato da diversi club europei, ha sposato i gialloblù anche per continuare la sua crescita e inseguire il sogno NHL.
«Proprio così, aveva offerte pure dalla Svezia e dalla Russia, ma ha scelto Davos anche per questo - interviene Raeto Raffainer, ds dei grigionesi - La sua strategia è paragonabile a quella di Kubalik. È un giocatore affamato e vuole lavorare duro, noi vogliamo aiutarlo a progredire ulteriormente per poi fare l'ultimo passo verso il Nordamerica».
Da Turunen, reduce da una stagione condita da 51 punti (20 gol), il Davos si aspetta un bel contributo a livello di numeri e di gioco.
«Quella di puntare su di lui è stata una scelta chiara fin dall'inizio. Dal momento che bisognava rimpiazzare Tedenby, è stato il mio primo obiettivo. L'ho cercato e l'ho voluto proprio per il nostro gioco. Vogliamo uscire dalla zona col disco ed entrare in quella offensiva senza lanciarlo nell'angolo: Turunen in questo è un top player e le statistiche specifiche parlano chiaro. Non fa del pattinaggio il suo maggior punto di forza, ma in tutto il resto è già un giocatore da NHL. Con questo “step” in più avrebbe già lasciato l'Europa da tempo».
Anche per questo la durata del contratto è annuale.
«Esatto, dopo questa annata vedrà quali chance si presentano».
Del suo arrivo se ne parlava già in marzo, ma per l'annuncio ufficiale è servita ancora parecchia pazienza. La situazione Covid-19 ha influito?
«Sicuramente. Vista l'incertezza generale su molti aspetti del prossimo campionato non c'era fretta di chiudere un accordo. Sia da un lato che dall'altro. Ora però c'è ottimismo sul regolare inizio a settembre ed era arrivato il momento di completare il nostro pacchetto stranieri».
Il roster di coach Wohlwend e dunque al completo, o quasi... sul tavolo ci sono ancora alcuni "dossier". Su tutti quello di un certo Félicien Du Bois.
«Con alcuni elementi, come con Du Bois e Dario Meyer, stiamo lavorando e parlando. Per Félicien posso dire che la decisione spetta a lui. Ha 36 anni e grande esperienza: finché se la sente ed è in grado di giocare al suo livello, può decidere cosa fare. Le opzioni in ballo sono solo due: o continua a Davos o smette. Non c'è stress. Gli abbiamo detto di prendersi il tempo necessario, guardare come reagisce il suo corpo e poi decidere. Ora sta lavorando bene, sta vivendo un'estate positiva e sono sicuro che troveremo una buona soluzione».
Insomma pare esserci ottimismo: a questo punto speriamo di vederlo ancora un anno con la maglia del Davos...
«Sì, speriamo».
Ultime battute sulla preparazione fisica. Come procede?
«Direi bene. Abbiamo tre allenatori per il lavoro "off-ice" e si procede con sedute a piccoli gruppi. Abbiamo anche alcuni giovani che si sono aggiunti al gruppo. I test fisici, paragonati a quelli della scorsa estate, hanno dato indicazioni molto positive».