Il ds dell'Ambrì: «In KHL un giocatore che vuole uscire da un contratto ancora in essere deve pagare una penale».
«La prima reazione dei giocatori, una volta iniziato il conflitto, è stata quella di fuggire. Ma ora...».
AMBRÌ - Nove club su tredici hanno già dato in pasto agli archivi la loro stagione 2021/22. Una volta calato il sipario per loro è immediatamente scattata la pianificazione del prossimo campionato e l'allestimento (o il perfezionamento) della squadra che scenderà in pista l'anno venturo.
Tra queste c'è anche l'Ambrì che ad oggi, a livello di stranieri, ha soltanto Filip Chlapik sotto contratto. Vista la situazione in Russia e in KHL, bisogna aspettarsi che Paolo Duca scovi lì gli import mancanti? A tal proposito il direttore sportivo dei biancoblù ha voluto precisare che non tutto è così semplice... «La prima reazione dei giocatori, una volta iniziato il conflitto, è stata quella di fuggire. Diversi di loro insieme ai vari agenti hanno cominciato a intavolare trattative con squadre di altri campionati. La situazione però ora è un po' cambiata».
Da quale punto di vista?
«Se guardiamo anche al rublo, all'inizio della guerra aveva perso tanto mentre ora è quasi tornato ai livelli di prima. Un aspetto da non sottovalutare che, a livello finanziario, va a rendere il campionato russo ancora allettante. La KHL inoltre ha delle regole molto chiare: chi vuole uscire da un contratto ancora in essere deve pagare una penale. Alla luce di ciò è tutt'altro che scontato che un giocatore si liberi così facilmente. Questo evidentemente non vale per le squadre che non parteciperanno più alla KHL, come lo Jokerit - che ancora non si sa se prenderà parte al campionato finlandese o se si fermerà un anno - e la Dinamo Riga».
La situazione sembra dunque tutt'altro che chiara...
«I giocatori sono in bilico, ci sono delle discussioni, si parla di futuro ma c'è poca concretezza. In questo momento non bisogna pensare che tutti guardino soltanto alla Svizzera. È un periodo di stallo nel quale un po' tutte le parti coinvolte stanno cercando di capire. E a temporeggiare sono soprattutto i giocatori maggiormente appetibili sul mercato».
È più difficile muoversi in questo contesto?
«Non direi. Il mercato è sempre dinamico e in continua evoluzione. Bisogna essere vigili e in grado di cogliere le opportunità che si creano».
Cosa ne pensi del campionato a 14 squadre?
«Penso che 14 sia meglio che 13, così che tutti giochino lo stesso numero di partite contro ogni avversario. In Svizzera c'è spazio per un campionato a 14 squadre e sono sicuro che il livello non calerà. Mi auguro che questa formula durerà un po' di anni e che, nei mesi di settembre-ottobre, non si cominci a discutere di tornare a 13 o a 12».
Due parole su Filip Chlapík: con lo Sparta Praga il futuro leventinese si è qualificato per la finale dei playoff, dove ha sin qui totalizzato 13 punti in 10 gare...
«Sì, sta facendo bene. Hanno appena vinto la semifinale e ora affronteranno il Trinec per il titolo. Se i tifosi dell'Ambrì possono sognare? Speriamo, i presupposti sono buoni ma attenzione. Non sempre tutto va come si vorrebbe, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle proprio nell'ultima stagione. I giocatori devono integrarsi, abituarsi al nuovo campionato e riuscire a gestire le aspettative dell'ambiente. Non è sempre evidente...».