Chiacchierata con Ivano Zanatta: «Lugano è sempre nel mio cuore, un giorno vorrei tornare».
CORTINA D'AMPEZZO - Fare della propria passione il proprio lavoro. Frase che calza a pennello per Ivano Zanatta, che nella sua vita non ha mai smesso di girare il mondo alla ricerca di nuove esperienze. Oggi, a 63 anni, l'ex Lugano e Ambrì ha ancora tantissima voglia di "arricchire" il suo curriculum.
Un lungo periodo in Russia – prima che la guerra lo costringesse a rincasare –, attualmente inserito nello staff tecnico della Nazionale francese, l'anno scorso vice-allenatore dell'Ajoie, Zanatta è in attesa della chiamata giusta. «Sono stato 14 anni in Russia e ciò che è successo mi ha evidentemente chiuso una porta importante. Non prendo posizione sulla guerra e mi limito a dire che sono per la pace e che quanto letto e visto tramite i telegiornali mi ha fatto male al cuore. Personalmente in Russia mi sono sempre trovato bene, sotto tutti i punti di vista».
La speranza è che questa porta possa presto riaprirsi?
«Sì. In questi giorni sono in vacanza a Cortina, luogo in cui ho incontrato alcuni dirigenti di un'importante squadra della KHL. Mi auguro di poter tornare in Russia, Nazione dalla quale in questi mesi mi sono arrivate alcune offerte, che però non mi hanno stuzzicato. Sto sempre aspettando l'occasione giusta, sono innamorato del mio lavoro, perché è anche la mia vita».
L'anno scorso a Lugano hanno preso una decisione importante consegnando le chiavi dello spogliatoio a Luca Gianinazzi...
«Seguo sempre i risultati e trovo che con Gianinazzi il club abbia fatto la scelta giusta. Se riceverà il sostegno della società e dell'ambiente in generale, penso che potrà togliersi delle belle soddisfazioni. In questo lavoro, quando vieni gettato nell'acqua fredda, ci vuole anche un pizzico di fortuna. Lugano non è una piazza facilissima. Ci sono tante aspettative e, per sperare di avere successo, tutti i cavalli devono correre nella stessa direzione».
Il tuo sogno è quello di poter tornare sulle rive del Ceresio?
«Perché no? Sarei pronto a mettermi a disposizione e penso che tutta l'esperienza accumulata negli anni potrebbe tornare utile alla causa. Qualche consiglio da dare a Gianinazzi ce l'avrei... (ride, ndr). Lugano è sempre nel mio cuore. E quel titolo vinto nel 2006...».
Indimenticabile...
«Esattamente. Una vittoria pazzesca, che non scorderò mai. Se è stato il momento più bello ed emozionante della mia carriera? Credo proprio di sì, anche se nel 2014 ho avuto la fortuna di arrivare in finale in KHL con il Lev Praga. Un cammino incredibile e ancor più complicato rispetto a quanto succede in Svizzera, visto che in Russia i turni da superare nei playoff sono quattro e non tre».
Il tuo capitolo con l'Ajoie si è chiuso dopo una sola stagione...
«È stato bello l'anno scorso poter fare qualcosa in Svizzera, tanto più insieme a due vecchi amici come Julien Vauclair e Petteri Nummelin. Abbiamo ottenuto la salvezza raggiungendo l'obiettivo che il club si era prefissato a inizio stagione. Tuttavia, quella giurassiana è una realtà piccola nella quale le prospettive sportive e le opportunità di sviluppo non sono così grandi. E la classifica di quest'anno lo conferma...».