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PAROLA AL TIFOSOIl dottore che cura i malanni dei calciatori del Milan, ma va matto per l’Ambrì

01.03.24 - 09:00
«Il mio bisnonno era di Airolo e cresciuto a Faido. Poi, per amore, aveva fatto la follia di diventare italiano…»
Ti-Press
Il dottore che cura i malanni dei calciatori del Milan, ma va matto per l’Ambrì
«Il mio bisnonno era di Airolo e cresciuto a Faido. Poi, per amore, aveva fatto la follia di diventare italiano…»
«Un bianconero ad Ambrì, ma state scherzando? A Lugano hanno i soldi, si comprino chi vogliono. Che se li tengano però».
Hockey - LNA29.02.2024

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VARESE - Giocatori, allenatore e dirigenti contano tantissimo, ma la vera ricchezza di un club sono i tifosi. Come Carlo Montoli, dottore che per 25 anni si è seduto sulla panchina del Varese e che, stimato ortopedico, cura i malanni dei calciatori del Milan. Mai giocato a hockey, mai pattinato, ultimamente impossibilitato a seguire le partite… eppure questo professionista “doc” va matto per l’Ambrì.

«L’hockey mi ha sempre appassionato, fin da piccolo - ha raccontato proprio il “prof” - mi ricordo per esempio la Coppa Spengler dei primi anni ‘70, con il dominio dei cecoslovacchi dello Slovan Bratislava di Vaclav Nedomansky. Che giocatore, quello: io avevo 9-10 anni e mi faceva impazzire. Credo tra l’altro sia stato uno dei primi dell’Europa dell’Est volato in NHL. Bene, questo sport l’ho sempre portato nel cuore». 

Da Nedomansky ad Ambrì come ci è arrivato, partendo da Varese?
«Ecco, questo non lo so. O meglio, non lo sapevo. Avevo questa passione per la squadra e per quei colori senza un’apparente spiegazione logica. Poi però ho capito. Parlando con i parenti, ho scoperto che il mio bisnonno - Nicola Fraquelli - era di Airolo ed era cresciuto a Faido. Per amore, però, si era spostato a sud, a Porto Ceresio, dove aveva sposato la mia bisnonna. Aveva insomma fatto la follia di diventare italiano».

I racconti, da piccolo, l’hanno condizionata.
«No, per nulla, non c’è stato alcun racconto. Sono venuto a conoscenza di questa storia casualmente, da uno zio, quando già ero innamorato dell’Ambrì. Non ci sono spiegazioni, il sangue è quello, non mente». 

Cosa sono i biancoblù per lei?
«È difficile da spiegare. Li ho visti alla Valascia, magica quando riempita dalla Montanara, ma non ancora alla Gottardo Arena. Sono una gioia e una fonte di sofferenza. Ecco, soprattutto questa. Negli ultimi anni un po’ di meno, ma prima… passavo la stagione a guardare quella maledetta “riga”. Poi è vero che, come raccontato dal ragazzo di Bergamo, il risultato è importante, ma ciò che conta davvero è fare parte del mondo biancoblù. Condividere le emozioni e la passione. Anche perché, devo ammetterlo, l’hockey non lo capisco a fondo. Non riesco ad analizzare ogni suo aspetto. Il calcio è a lungo stato la mia vita, l’ho vissuto da tifoso e per lavoro. L’hockey invece… mi manca quella sensibilità per comprendere tutte le dinamiche. E questo fa sì che mi avvicini a una partita difficile pensando solo da tifoso. E che quindi soffra di più. Se poi si tratta di un derby…».

È dura?
«Da non dormirci la notte. Davvero. Ecco, parlavo della riga: io pensavo a quella e a battere il Lugano».

C'è un giocatore che ruberebbe - o se del passato avrebbe rubato - ai cugini?
«Ma state scherzando? A Lugano hanno i soldi, si comprino chi vogliono. Che se li tengano però, non li voglio neppure vedere. L’Ambrì è Luca Cereda, è Paolo Duca, è Inti Pestoni. L’Ambrì è questa gente qui».

Qual è la cosa più pazza che ha fatto per l'Ambrì?
«Pazzia proprio, no. A meno che non si possa considerare una pazzia aver anteposto l’Ambrì a mia moglie durante il viaggio di nozze. Ricordo che era la finale di un playout, una partita delicata… e la prima cosa che mi venne in mente fu quella di mandare un messaggio a un collega chiedendo del risultato. Ma negli anni mia moglie ha capito, ci sono delle priorità. Lo sport per esempio…».

Il prossimo passo sarà tornare ad assistere a una partita dal vivo.
«Anche in tv ormai non riesco più, sono costretto a leggere articoli e consultare la classifica. Sono sempre stato un grande amante della Svizzera. Prima del covid ero spessissimo da voi per sciare, fare escursioni, andare in bicicletta. Poi ho un po’ perso il ritmo e solo adesso sto pian piano riprendendo. Però sì, la Gottardo Arena è uno dei prossimi obiettivi. Magari per un derby».

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PLPuntiWLGFGAGDFORM
1Zurigo194082614219WWWLL
2Davos2140105664521WWWWL
3Losanna214011668608WLWWL
4Berna223684725715WWWLW
5Zugo2236119786117LLWLW
6Kloten21338856542WWLWW
7Bienne21328846460LWWLL
8Lakers2231785966-7LLWWL
9Friborgo2127795059-9WLLWW
10Langnau1925693942-3LLLLW
11Lugano19258104861-13WLLWL
12Ambrì1924364961-12LLLLL
13Ginevra1722674548-3LLWLL
14Ajoie20154144479-35LWWLW
Ultimo aggiornamento: 22.11.2024 07:21
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