Il pilota britannico: «Mi è stato insegnato a uccidere gli altri con l'amore e poi batterli in pista»
Il tema del razzismo continua a essere all'ordine del giorno anche nel mondo dello sport. A questo proposito il pilota di Formula 1 Lewis Hamilton ha voluto raccontare un aneddoto che - finora - aveva sempre tenuto nascosto.
«Quando ero piccolo sono stato picchiato e bullizzato a causa del colore della mia pelle», ha raccontato proprio il pilota britannico in un post su Instagram. «Ho sempre parlato molto poco delle mie esperienze personali. Mi è stato insegnato a non mostrare mai le debolezze, uccidere gli altri con l'amore e poi batterli in pista. Aver letto molto sull'argomento e aver cercato di conoscere il più possibile su ciò che è successo nella lotta a ogni forma di discriminazione, mi ha riportato alla mente tanti ricordi dolorosi vissuti nella mia gioventù. Sfide che ho dovuto affrontare quando ero bambino. Il solo modo per rispondere a questo è stato imparare a difendermi e ho imparato il karate, ma gli effetti psicologici negativi non possono essere misurati. E' anche per questo che guido nel modo in cui lo faccio, non è una questione di sport: io sto ancora lottando».
In seguito alla morte di George Floyd, il 35enne della Mercedes ha fatto sentire più volte il suo sostegno alle proteste scoppiate. «Vogliamo solo vivere, avere le medesime opportunità sul piano dell'istruzione e non aver paura di camminare per strada, andare a scuola o in un negozio. Ce lo meritiamo come chiunque altro e l'uguaglianza è fondamentale per il nostro futuro. Non possiamo smettere di proseguire questa battaglia e io per primo non mollero mai. L'importante è rimanere uniti. Mi ero chiesto perché il 2020 sembrasse così sfortunato sin dall'inizio ma adesso sto iniziando a pensare che potrebbe essere l'anno più importante delle nostre vite. Un anno in cui poter finalmente cominciare a cambiare l'oppressione sistematica e sociale delle minoranze».