Ci sono piloti come Charles Leclerc, nati dopo la sua morte, che raccontano come Ayrton sia stato il loro idolo
PORTIMAO - Sono passati 27 anni, ma ogni volta che si avvicina il primo maggio, il pensiero va dove lo porta il cuore: da Ayrton Senna che in quella domenica maledetta se ne è andato per sempre, neppure 24 ore dopo Roland Ratzenberger, il ragazzo che stava cominciando la sua avventura con una scuderia piena di guai.
Nonostante i record di Ayrton siano stati ormai abbondantemente superati da Lewis Hamilton, Senna resta nel cuore degli appassionati di Formula 1, anche di quelli che non lo hanno mai visto correre. Ci sono piloti come Charles Leclerc, nati dopo la sua morte, che raccontano come Ayrton sia stato il loro idolo, la loro ispirazione. Ragazzi che lo hanno conosciuto su youtube, sui libri, attraverso le fotografie, lo hanno eletto a loro modello, ne sono stati ispirati. La forza di Senna è questa: riesce a parlare con la gente anche adesso che non c’è più. È la forza di chi è diventato un mito, di chi è riuscito a lasciare un’eredità incancellabile. Senna in Formula 1 è un modello per i giovani e il termine di paragone per chi è diventato un campione. È quello che fu Nuvolari all’inizio della storia, quello che è diventato Fangio agli inizi della Formula 1. Quando un ragazzo diventa una promessa e un progetto di campione, scatta immediatamente il paragone con Senna nonostante ormai sia passato più di un quarto di secolo dalle sue ultime gare. “Ma chi ti credi di essere, Senna?”. Se vi capitasse di essere fermati per un eccesso di velocità, state certi che vi verrebbe posta una domanda di questo tipo.
Perché dopo così tanti anni Senna è ancora così vivo? A giustificarlo non bastano le sue cifre in pista, i tre Mondiali, le sue 41 vittorie, le sue 65 pole position. Senna ha conquistato la gente con il suo modo di intendere le corse e la vita. È stato un pilota che non si risparmiava mai, un egoista assoluto come tutti i grandi campioni, ma poi lontano dalla pista è stato di una generosità e di un altruismo eccezionali, con donazioni e progetti svelati solo quando non c’era più. Aveva uno sguardo triste, ma profondo, un legame assoluto con Dio di cui parlava con misticismo e il suo non essere banale gli ha permesso di restare nel cuore di chi lo ha conosciuto e di continuare ad affascinare chi non ne ha avuto la fortuna. Immortale. Come tutte le leggende. "…ho capito che la gente amava me", gli faceva dire Lucio Dalla nella sua
Ayrton.