In molti si chiedono cosa dovrà ancora accadere nel Motomondiale prima che ci si renda conto che è ora di cambiare.
Cosa sarebbe successo se Fabio Quartararo fosse caduto a petto nudo nei giri finali del GP de Catalunya?
Dal nostro corrispondente, Leonardo Villanova.
BARCELLONA - Che cosa sarebbe successo se Fabio Quartararo per qualsiasi motivo, un problema tecnico o un errore, domenica fosse caduto nei giri finali del GP de Catalunya al Montmelò? Che cosa sarebbe potuto succedere a livello fisico a un pilota che corre a oltre 300 chilometri all’ora lottando per il podio, e quindi non risparmiandosi, con la tuta completamente spalancata e nessuna protezione sul petto? E che cosa sarebbe successo all’intero Motomondiale, che parla tanto di sicurezza e poi permette che a una sola settimana dalla morte del povero Jason Dupasquier si corra in questo modo folle? E cosa dovrà succedere ancora prima che la Federazione internazionale, la Dorna che organizza il campionato, e l’Irta che raggruppa i team, si rendano conto che è ora di cambiare, che questa Direzione Gara guidata da Mike Webb e soprattutto lo Steward Panel comandato dal sempre più mal visto Freddie Spencer non sono assolutamente in grado di fare il proprio lavoro, ovvero di fare disputare gare in sicurezza e con un’applicazione severa ma, soprattutto, giusta delle regole?
Da domenica non si parla d’altro a proposito della corsa alle porte di Barcellona, perché prima che andasse in scena lo show di Quartararo, in Moto3 si erano assistiti ad altri orrori, con i piloti che, più che tali, assomigliano a una mandria imbizzarrita che nessuno è in grado di controllare. I tagli di traiettoria, le sportellate, le frenate improvvise a centro curva, gli incidenti nei quali una moto passa sopra un’altra moto, quando va bene e non ti trovi invece davanti un corpo, sono diventati la regolarità. E siccome di questo passo prima o poi arriveremo allo show mediatico di un altro minuto di silenzio, forse è il caso di fermarsi, guardarsi negli occhi e ripartire. Cambiando però chi, in questi anni, ha dimostrato di non essere all’altezza del suo compito, vuoi per incapacità tecnica, vuoi per mancanza di coraggio, vuoi per malafede, visto che, ormai se ne sono accorti anche i bambini, spesso e volentieri le decisioni prese hanno solo una base politica e nulla o quasi di sportivo.
Sono parole giuste quelle pronunciate da Marco Melandri, ex pilota e ora commentatore per Dazn, per sintetizzare quello che è andato in scena domenica: «Chi punisce la Direzione Gara che continua a sbagliare?». Cari Jorge Viegas, n.1 Fim, e Carmelo Ezpeleta, gran capo della Dorna, è ora di smetterla di lavarsi le mani, serve avere il coraggio di cambiare.