Persi i giovani campioni e (probabilmente) una squadra: in Ducati hanno scelto di rischiare
Tutto su Marquez, ne valeva la pena?
BOLOGNA - Non è ancora arrivato, ma ha già fatto capire chi comanderà. «Bisogna essere egoisti», ha detto Marc Marquez a una trasmissione radio spagnola il giorno dell’ufficializzazione a pilota Ducati (ufficiale) nel 2025 e 2026. Ma bisogna anche essere scaltri e pure subdoli e senza pietà per nessuno. Credete che il fratellino Alex, al di là dei sorrisi e delle scenette che ormai iniziano a stufare, sia così felice di averlo come compagno nel team Gresini, rimediando ogni weekend scoppole pesantissime che hanno portato al minimo storico il suo valore di mercato? Marc si è “servito” di lui, lo ha fatto capire tra le righe, mandandolo in avanscoperta in Ducati per capire come si sarebbe comportato. E visto che anche lui andava forte con quella moto, ha capito che la sua strada per tornare a vincere passava per Borgo Panigale. Siccome stiamo parlando di uno dei più grandi piloti della storia, ci ha impiegato un niente (il primo giorno di test a Valencia) per iniziare a brillare.
A quel punto, è cominciata la seconda fase del suo assalto alla Ducati, la strada più corta per andare alla caccia dell’obiettivo (l’ossessione segreta direbbe qualcuno) che lo perseguita da anni: raggiungere Valentino Rossi a quota nove Mondiali prima, per sorpassarlo poi. E visto che, oltre che implacabile, il nostro è anche parecchio intelligente, per farlo c’era un solo modo: piegare la rossa al proprio volere. Che può sembrare assurdo, parlando della Casa che in questo momento sta dominando e che di Marquez non avrebbe assolutamente bisogno. Eppure di fronte alla possibilità di riportare al successo un pilota che nell’incidente di Jerez 2020 è arrivato a un niente dal mettere fine alla propria carriera, non ci ha pensato due volte a rischiare. E a consegnarsi al Marcziano, che prima ha detto che si sarebbe accontentato di una moto ufficiale, n’importe quoi il colore, per poi rimangiarsi tutto con un netto no alla Pramac, nonostante la possibilità KTM fosse quanto mai remota, e l’ipotesi Aprilia non fosse davvero così accreditata pensando alla possibilità reale di vincere il Mondiale.
E così, spaventata dall’idea di perderlo, la Ducati c’è cascata in pieno. Compiendo un pessimo voltafaccia nei confronti di Jorge Martin (il sassolino che vincendo troppo e scappando in fuga nel Mondiale ha rischiato di inceppare l’ingranaggio costruito da Gigi Dall’Igna), al quale nell’arco di una settimana prima ha assicurato la promozione nel team ufficiale e poi ha sbattuto malamente la porta in faccia. A Borgo Panigale hanno inoltre fatto capire a Francesco Bagnaia che, anche se gli ultimi due Mondiali li ha vinti lui (e il terzo è alla portata), il suo ruolo non è così centrale e solido come sarebbe logico che fosse. E in poche ore, oltre a Martin ed Enea Bastianini, hanno probabilmente perso anche la Pramac, che si è sentita pugnalata alle spalle. Con, infine, anche Marco Bezzecchi che potrebbe salutare la VR46 per raggiungere Martin in Aprilia al posto di Maverick Viñales. Di fatto, tutta la politica dei giovani della Ducati distrutta in pochi giorni. Mentre Marquez gode, i posteri ci diranno se la sua promozione sarà stata un colpo di genio o un suicidio aziendale.