Tante macchie dietro la patina dorata
Festa e applausi, ma Parigi è molto altro.
PARIGI - Gli impianti sportivi sono eccezionali, il Villaggio Olimpico è criticatissimo, la Senna… stendiamo un velo pietoso.
Le luccicantissime Olimpiadi hanno anche qualche macchia. Dello sporco, verrebbe da dire. E questo è concentrato soprattutto nelle acque del fiume che bagna Parigi, che definire inquinate è poco.
Negli ultimi mesi la politica francese si è spesa molto per spingere i lavori per rendere balneabile il corso d’acqua. Inizialmente apprezzabili e apprezzati, gli sforzi sono però stati resi vani dalle abbondanti piogge che hanno bagnato la Ville Lumière poco prima del via dei Giochi. Da lì il livello di inquinamento del fiume è infatti nuovamente salito.
E a farne le spese sono stati gli atleti. Quelli del triathlon, nello specifico, che prima hanno visto posticipare la loro gara e dopo averla conclusa - alcuni di essi - hanno cominciato a stare male. Come la belga Claire Michel, finita in ospedale (e ancora ricoverata) con problemi di stomaco a causa della contaminazione da Escherichia coli, con ogni probabilità contratta proprio nel corso della prova disputata lo scorso mercoledì.
La disavventura capitata alla 35enne ha portato a una psicosi generale, accentuata tra quelli che sono venuti in contatto (o in futuro dovranno farlo) con le acque del fiume. È così che, per evitare ulteriori guai, il comitato olimpico belga (BOIC) ha deciso di ritirare la propria squadra dalla staffetta mista. È così anche che molti altri atleti hanno cominciato a manifestare malesseri diffusi. Tra questi pure in casa rossocrociata.
«La Svizzera ha segnalato che un suo triatleta, immersosi nella Senna, ha avuto un'infezione allo stomaco», ha spiegato Anne Descamps, portavoce dei Giochi. Non ci sono in ogni caso prove che i problemi avuti da questo atleta siano collegati allo stato del fiume: pure un altro elemento della squadra, che però non ha partecipato alla gara, ha infatti manifestato i sintomi di un'infezione gastrointestinale.
Stesso discorso per la Norvegia: un triatleta si è sentito male dopo aver preso parte alla competizione. Più che sull’inquinamento delle acque, i dirigenti della Federazione scandinava hanno però puntato il dito sui pasti serviti nel Villaggio Olimpico: «Si tratta probabilmente di un'intossicazione alimentare».
È infatti tutta la gestione del carrozzone a cinque cerchi a far storcere il naso agli addetti ai lavori e ai tifosi. Di quello che, almeno, non è a uso e consumo delle telecamere. Partite in maniera goliardica parlando dei letti di cartone, le proteste di molte delegazioni si sono allargate alle condizioni generali nelle quali sono costretti a vivere molti campioni. Poco spazio, poca privacy, pasti scadenti, niente aria condizionata (vinto dal calore, l’italiano Ceccon è andato a dormire in un parco)... l’organizzazione dei Giochi è ben lontana dal vincere un oro.