Ronaldinho è stato divertimento. Un fuoriclasse col sorriso sempre stampato sulle labbra, come un immutabile stile di vita
La storia del “Gaucho” inizia tra spiagge, calcio di strada e Futsal. Col Barcellona ha incantato, col suo Brasile è salito sul tetto del Mondo. Allo United ha detto "no" per la pioggia. Al top della forma era letteralmente devastante.
PORTO ALEGRE - È la notte delle streghe, ma non siamo qui per questo. Lasciamo da parte per un attimo zucche, falò e case infestate. Il nostro personaggio non è mai stato nemmeno un “Santo” - a proposito di festività all’orizzonte - ma in campo ha incantato con le sue magie e ha stregato tutti. Questo sì. Stiamo parlando dell’indimenticabile Ronaldo de Assis Moreira, per tutti Ronaldinho, uno dei talenti più puri del calcio mondiale. Un mostro sacro che, tornando in tema Halloween, di “scherzetti” agli avversari ne ha giocati parecchi.
È stato divertimento, è stato ai limiti del paranormale per fantasia e gesti tecnici. Spulciando il calendario siamo anche vicini a un’altra ricorrenza, poiché il 2 novembre 2004 segnava in Champions la sua seconda rete in carriera e lo faceva contro il Milan, squadra nel suo destino e del quale ha sedotto i vertici come con un filtro d’amore, dal compianto Silvio Berlusconi al “condor” Galliani.
Joga bonito, scuola di vita
La storia di Ronaldinho, cresciuto nel Barrio Vila Nova di Porto Alegre, inizia tra spiagge, strada - dove si allenava “dribblando” i cani, pure accuditi con affetto - e i campi di Futsal. Giocate fenomenali col sorriso sempre stampato sulle labbra, come uno stile di vita. In campo e fuori, nonostante un’infanzia non sempre semplicissima. All'età di otto anni perde il padre João, operaio di un cantiere navale ed ex calciatore dell'Esporte Clube Cruzeiro. Dinho cresce con la mamma Miguelina e la sorella Deisi, oltre che col fratello maggiore Roberto, ex calciatore che ha militato anche nel Sion (29 gol in 99 presenze). Dicono di lui che era un talento enorme, ma gli infortuni minarono la sua carriera fino a farlo “riciclare” nel ruolo di procuratore del fratello.
I primi passi e l’arrivo in Europa
È datato 1998 il debutto di Ronaldinho tra i professionisti, dove si mette in mostra con la maglia del Grêmio. Tre anni, reti e spettacolo, un campionato vinto (1999). Nel 2001 lo sbarco in Europa al PSG, dove diventa Principe all’ombra della Tour Eiffel. Due stagioni in Francia, condite da 77 presenze e 25 gol. Dinho attira l’attenzione dei grandi club - all’epoca il PSG non era quello dei giorni nostri - e fa il grande salto al Barcellona. Di questo però parleremo dopo. Prima un aneddoto sulla scelta del fenomeno verdeoro, che avrebbe potuto accasarsi in Premier League. «Ronaldinho venne a Manchester per firmare con lo United, ma quel giorno pioveva a dirotto e si notò fin dal primo momento che la città non gli piaceva - ha raccontato l’ex Red Devils Quinton Fortune - Magari, se fosse venuto un altro giorno, la sua carriera sarebbe proseguita a Manchester. Invece finì in Spagna...».
La consacrazione
E finì proprio al Barça, dove è rimasto cinque stagioni e ha vissuto anni d’oro. All'esordio segnò un gol clamoroso contro il Siviglia, con un missile terra-aria che nemmeno nei cartoni animati. Ronaldinho era questo. Giocate funamboliche, elastici e strappi ai limiti della realtà. Tra il 2004 e il 2006 era devastante e ha regalato delle perle assolute. Chiedere al Real, col Bernabéu che nel 2005 si fermò ad applaudirlo dopo le prodezze in un Clásico. Chiedere al Chelsea - quasi irreale il gol di “punta” a Stamford Bridge - chiedere appunto anche al Milan, con la rete segnata al Camp Nou dopo essersi bevuto Gattuso e Nesta. Col Barcellona ha conquistato 2 volte la Liga, una Supercoppa spagnola e una Champions League (2006). In quegli anni, dove ha accompagnato l’alba del giovane Messi, si è aggiudicato due FIFA World Player (2004, 2005) e il Pallone d'oro (2005). Anche con la Nazionale non sono mancati i trionfi, su tutti una Copa America e il Mondiale vinto nel 2002. Indelibele nella memoria il suo gol all’Inghilterra nei quarti, con una punizione che ha castigato David Seaman.
Dinho al Diavolo
Chiusa l’avventura blaugrana, nel luglio 2008 arriva in Italia per quasi 25 milioni. Il colpo lo firma Galliani, realizzando il sogno di molti tifosi. Il suo primo gol in rossonero lo segna di testa su assist di Kakà in un derby vinto 1-0. A Milano non raggiunge più il suo massimo splendore, ma mostra lampi di classe assoluta e chiude con 95 partite condite da 26 gol e 29 assist. L’ultima presenza il 18 dicembre 2010, prima di trasferirsi nella finestra del mercato invernale. Nel periodo al Milan vince il premio Golden Foot 2009 e viene premiato dalla rivista World Soccer come miglior giocatore del decennio 2000-2009.
Gli ultimi anni
Lasciata l’Europa torna in Brasile per sposare la causa del Flamengo, dove vince il campionato 2011 e vive una stagione positiva. Passa poi all'Atletico Mineiro, prima di volare in Messico per una parentesi non particolarmente brillante al Queretaro. Ancora un passaggio in Patria alla Fluminense, prima di chiudere la carriera. Il 16 gennaio 2018 l’annuncio ufficiale: il calcio non ha più il suo “stregone”.
Donne e guai
Imprevedibile in campo, Dinho lo è sempre stato anche nella vita e pure lì ha tentato qualche “doppio passo”. Nel 2018 si era parlato in tutto il mondo della sua intenzione di sposarsi contemporaneamente con due donne con le quali conviveva da tempo (Priscilla Coelho e Beatriz Souza). Ipotesi poi tramontata. Negli anni della sua carriera non si contano le ragazze che ha avuto, tra “scandali” sexy e festini anche clamorosi (celebre quello ai tempi del Milan, quando per allietare i presenti fece anche riempire un’intera piscina di birra). La modella Alexandra Paressant rivelò che, durante i Mondiali 2006, facevano sesso ovunque, persino nei corridoi dell’hotel che ospitava la Nazionale brasiliana. Quasi superfluo sottolineare che quel torneo non andò benissimo per i verdeoro.
Negli ultimi anni l'esuberante 43enne è incappato anche in alcuni guai con la legge. Nel 2020, insieme a suo fratello, è stato arrestato due volte in 48 ore per essere entrato in Paraguay con documenti falsi. Seguirono accuse di riciclaggio. Una vicenda quasi assurda nata da una decisione della giustizia brasiliana che nel 2018 aveva privato la star del proprio passaporto. Come mai? La sanzione era arrivata dopo una multa di quasi 2,5 milioni di euro (mai pagata) e rimediata per aver fatto costruire una piattaforma di pesca abusiva a Porto Alegre, in un'area protetta. Sta di fatto che Dinho ha festeggiato il suo 40esimo compleanno dietro le sbarre (21 marzo 2020) e ha fatto il carcere ad Asuncion, dove ovviamente ha dato spettacolo in una partitella tra detenuti divenuta celebre, vincendo anche il premio in palio (un maialino da latte). Dopo 171 giorni di detenzione - una trentina in galera e gli altri ai domiciliari in un hotel di lusso - si è lasciato alle spalle questa vicenda. Senza mai perdere il sorriso… impossibile anche solo pensarlo quando si parla di Ronaldinho.