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PAROLA AL TIFOSO«Tre ore di viaggio all'andata, tre ore al ritorno: per l'Ambrì...»

17.11.23 - 10:00
Simone Novelli, bergamasco e biancoblù doc: «E fino a due anni fa non sapevo nemmeno cosa fosse l'hockey».
Simone Novelli
«Tre ore di viaggio all'andata, tre ore al ritorno: per l'Ambrì...»
Simone Novelli, bergamasco e biancoblù doc: «E fino a due anni fa non sapevo nemmeno cosa fosse l'hockey».
«Luca Cereda è il fratello di tutti, vive per l’Ambrì: toglierlo da quel posto potrebbe causargli qualche problema»
Hockey - LNA17.11.2023

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BERGAMO - Giocatori, allenatore e dirigenti contano tantissimo, ma la vera ricchezza di un club sono i tifosi. Come Simone Novelli, che per seguire il "suo" Ambrì parte da... Bergamo.

«A essere sincero, fino a due anni fa non sapevo nemmeno cosa fosse l'hockey. Io abito a Bergamo, ho sempre abitato qui, dove il calcio la fa da padrone. Da tempo però non lo seguo più: mi ha proprio stufato. Come sono arrivato all'Ambrì? È una storia particolare. Sono un artigiano, lavoro in proprio e ho due piccole aziendine. Come tanti, con l'arrivo della pandemia ho avuto un po' di problemi. Sia economici che relazionali, anche con i miei familiari. Sono insomma andato in depressione: vedevo un po' tutto nero. Con due figli è stata dura. Comunque, sono un appassionato di resistenza. Parlo della resistenza dei popoli, la resistenza italiana, l'antifascismo... e studiando l'argomento sono in qualche modo arrivato a scoprire l'Ambrì. Una squadra, una società, che appunto resiste contro i grandi. Contro l'hockey moderno. La storia mi ha affascinato a tal punto che ho preso contatti con alcuni tifosi, che mi hanno invitato: "Se vieni su, sei il benvenuto", mi hanno detto. E allora ho provato. Ho conosciuto tante persone, supporter storici che mi hanno praticamente adottato, e sono tornato a sorridere. Pure mia moglie, che ovviamente mi sopporta poco, è contenta. Mi dice sempre: "Quando vai a vedere una partita ti vedo sereno: per te l'Ambrì è stata una cura". Ha ragione: i biancoblù sono stati un antidepressivo».

Qual è la cosa più pazza che hai fatto o saresti disposto a fare per l'Ambrì?
«Ma già il fatto di partire da Bergamo, da solo, per andare a vedere un match, penso che valga tanto. Mi occupo dell'installazione e della manutenzione di caldaie industriali, per questo in inverno sono abbastanza preso; nonostante ciò, negli ultimi due anni almeno una trentina di partite dal vivo le ho viste. Appena posso, "vengo su" subito. In una giornata normale, un venerdì diciamo, parto nel pomeriggio e faccio tre ore di strada per seguire l'incontro. E tre ovviamente per rientrare. Tenete poi conto che, passando da Milano, all’andata un po' di traffico c'è, e al ritorno ultimamente ho trovato l'autostrada chiusa tra Como e Milano. Insomma, mi capita di arrivare a casa poco prima delle tre».

C'è un giocatore che ruberesti - o se del passato avresti rubato - ai cugini?
«Ai cugini sicuramente no. In generale mi sta bene chi veste biancoblù. Mi basta che i giocatori diano il massimo, come facciamo noi in curva quando li incitiamo».

Come valuti il momento attuale?
«Ah, è molto positivo. Dicevano valessimo l'undicesimo o il dodicesimo posto; siamo quinti, quindi non posso proprio lamentarmi. E abbiamo pure buttato via un po' di punti qua e là».

Cosa pensi della società?
«Per me sta lavorando bene. Parlando di Filippo Lombardi, per esempio: se non ci fosse stato lui probabilmente non avrei mai scoperto l'Ambrì, perché la squadra sarebbe sparita. Spero che vada avanti ancora qualche anno e che, quando passerà la mano, riesca a trovare qualcuno che più o meno continui su questa strada».

Cosa pensi dell’allenatore?
«Luca Cereda è ormai praticamente diventato il fratello di tutti. Si capisce che vive per l'Ambrì. Toglierlo da quel suo posto, credo anzi che potrebbe causargli qualche problema. Ma questo vale anche per la squadra: senza di lui...».

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Ultimo aggiornamento: 03.11.2024 23:20
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