Dubbi e incertezze: venerdì scattano le Olimpiadi con la speranza che sia lo sport a... parlare.
L'obiettivo minimo per la delegazione rossocrociata? Undici medaglie, anche se...
TOKYO - Da Seul in poi, senza andare troppo indietro nel tempo per evitare di impigliarsi in dispettucoli vari da Guerra Fredda, le Olimpiadi hanno sempre avuto un atleta simbolo. Carl Lewis e i suoi avversari nella velocità e nel lungo, il rigidissimo ma efficacissimo Michael Johnson, i giganteschi ma aggraziati Ian Thorpe e Grant Hackett e poi ancora lo squalo (di Baltimora) Michael Phelps e il fulmine (giamaicano) Usain Bolt: ogni estate di Giochi ha regalato ad almeno un campionissimo la gloria eterna. Reduce da un quadriennio o quasi di dominio, ognuno di questi superatleti non è però stato un protagonista per caso: nell’appuntamento olimpico, sul palcoscenico più prestigioso, ha “solo” vista legittimata la sua magnificenza.
Olimpiadi anomale – In partenza venerdì 23 luglio, Tokyo 2020 non presenta invece sul menù nessun piatto garantito. Ci saranno Katie Ledecky, Simone Biles e Federica Pellegrini, è vero; nessuna di queste – forse un po’ l’italiana – ha però l’appeal dei fenomeni che le hanno precedute. E questa è solo la prima “anomalia” di queste Olimpiadi. Manifestazione che, suo malgrado, oltre che per lo spettacolo che saprà offrire sarà ricordata per l’ombra, ingombrante, portata dal coronavirus. Il ritardo di un anno rispetto al programma iniziale, l’assenza di spettatori (che saranno sostituiti da applausi e urla finti), i tanti controlli da effettuare e ultimo... – ma più importante – il rifiuto degli stessi giapponesi di accogliere il carrozzone, fanno dei Giochi una scomoda quanto ricchissima anomalia.
Grandi numeri, grandi paure – Perché, se accompagnati da paura e diffidenza, si terranno comunque? Lo spettacolo sarà comunque garantito? Sono queste le due grandi domande che precedono il teatro nipponico. Per rispondere alla prima si deve snocciolare qualche dato. A Tokyo atterreranno circa 10 000 atleti da 207 nazioni. Contando accompagnatori, staff e giornalisti, gli “ospiti” toccheranno invece le 70-80 000 unità, che copriranno 339 eventi sportivi in 42 differenti luoghi. Tante persone e tanto “movimento” sono uno spauracchio per gli ospitanti. Secondo il Japan Times, l’86% dei giapponesi ha paura di una nuova ondata causata da tale invasione, il 40% ha chiesto un’edizione a porte chiuse e il 30% ha sperato fino all’ultimo a una cancellazione. E allora? In ballo ci sono l’onore e soprattutto una montagna di dollari. Nonostante l’abbandono in extremis di molti sponsor (Toyota su tutti), le Olimpiadi sono infatti un vero e proprio tesoro (i soli diritti tv valgono 4,5 miliardi di dollari) che il Giappone e il CIO non si possono permettere di perdere.
Non solo soldi – Alla fine però, e qui siamo alla seconda risposta, non sarà tutto denari e preoccupazioni. Certo, oltre al conto delle medaglie ogni giorno verrà snocciolato il numero dei “positivi”, di quegli atleti che non potranno competere perché finiti in quarantena; come l’Europeo appena terminato, tuttavia, competizione e passione avranno velocemente la meglio sulla paura. Applaudita la cerimonia d’apertura di venerdì, dal giorno seguente – la nostra notte sarebbe meglio dire – si potrà infatti già lasciarsi rapire dal ciclismo, dalla scherma, dal taekwondo, dal sollevamento pesi, dal tiro, dal judo e dall’arco, che assegneranno le prime medaglie. Ricercando un supereroe inaspettato, per due settimane con il suo messaggio di lealtà e unione lo sport sarà totalizzante, monopolizzerà immagini e titoli, levando spazio a coronavirus e affini. Sembra poco? Sarà invece una dolce vittoria. Una piacevole distrazione.
Svizzera, vietato (non) sognare
Undici medaglie: due ori, quattro argenti e cinque bronzi. Sarà questo il bottino di medaglie che, secondo gli esperti, la Svizzera riuscirà a ottenere a Tokyo. Swiss Olympic spera ovviamente di fare meglio; per il momento però non si sbilancia e pensa piuttosto a coccolare i suoi assi e a stimolare i possibili outsider. Le punte di diamante della spedizione sono Simon Marquart e Martin Fuchs, che tra BMX ed equitazione sono i grandi favoriti per il titolo olimpico. Un argento è invece stato pronosticato alla squadra di equitazione, a Mathias Flückiger (MTB), Stefan Küng (ciclismo, nella crono) e Nikita Ducarroz (BMX Freestyle). Un bronzo “dovrebbero” infine metterselo al collo gli spadisti, Giulia Steingruber (volteggio), la judoka Fabienne Kocher, la karateka Elena Quirici e Nina Christen (carabina, 50m). Niente Ticino, oltre a Michele Niggeler? Niente Petrucciani, Ponti o Colombo? Solo Filippo, con un exploit, sembra poter fare il colpaccio. Lui e Ajla Del Ponte che, pur di fronte a rivali fortissime, con la 4x100m ha il diritto di sognare.