I genitori di Céline gettano la spugna a livello giuridico. Pronta però un'iniziativa parlamentare.
SPREITENBACH - I genitori di Céline gettano la spugna. A tre anni dal suicidio della figlia, la coppia argoviese ha deciso di non fare ricorso contro la sentenza che condanna a quattro giorni di lavori socialmente utili il giovane che ha diffuso una foto intima della 13enne. Il verdetto, quindi, passa ora in giudicato.
Benché non abbiano i soldi per continuare la battaglia giuridica, Nadya e Candid Pfister, però, intendono continuare quella politica. «Il caso evidenzia come la legge sia insufficiente. Ora possiamo solo ottenere qualcosa a livello politico», dichiara la mamma di Céline all'Aargauer Zeitung. L'obiettivo è introdurre il reato di cyber bullismo, che esiste già per esempio in Austria. In mancanza di tale fattispecie, l'allora 14enne che avrebbe giocato un ruolo tanto importante nel gesto estremo della figlia ha potuto essere condannato solo per coazione e non per coazione sessuale.
Dalla parte della coppia argoviese si è schierata anche la consigliera nazionale Gabriela Suter (PS/AG). La politica ha deciso di abbracciare la causa degli Pfister proponendo un'iniziativa parlamentare che depositerà a breve: «Un codice penale deve essere al passo coi tempi e prevedere fattispecie comprensibili a tutti», afferma.
La misura, però, avrebbe più che altro un valore simbolico. La pena più alta per un minore di 15 anni rimarrebbe infatti una prestazione personale di 10 giorni.
La 13enne Céline Pfister si era tolta la vita nel 2017 senza lasciare alcuna lettera d'addio. Si era però scoperto che, nei mesi precedenti il decesso, era stata vittima di cyber bullismo. Una sua ex amica aveva diffuso una sua foto intima che le era stata passata da un ragazzo, allora 14enne, che l'aveva ricevuta da Céline, che di lui era innamorata.