L'Ufficio federale della sanità le raccomanda entrambe, a meno che si abbiano dei sintomi
Ecco le risposte ai principali dubbi sul dispositivo di protezione
ZURIGO - L'uso della mascherina permette di rallentare la diffusione del nuovo coronavirus. La Confederazione ne raccomanda pertanto l'impiego quando non è possibile rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo. E se sino a poco tempo fa l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) consigliava d'indossare una mascherina igienica monouso, ora parla anche di mascherine in tessuto di fabbricazione industriale. Tuttavia con una differenza: a chi presenta sintomi di una malattia acuta alle vie respiratorie, viene comunque raccomandata una mascherina igienica monouso, come si legge sul sito dell'UFSP. Ieri, inoltre, sulla questione delle mascherine c'è anche stato un malinteso.
Come mai in caso di tosse o febbre andrebbe utilizzata una mascherina igienica?
L'UFSP spiega che, una volta utilizzata, sulla mascherina potrebbe essere presente il virus. E visto che quelle igieniche sono pensate per un solo impiego, dopo l'utilizzo vengono gettate nel cestino. «Soltanto quando sono presenti dei sintomi, si raccomanda di preferire l'impiego di una mascherina igienica» afferma il portavoce UFSP Grégoire Gogniat. «Per una migliore protezione e per poterla smaltire dopo l'uso, in quanto sicuramente contaminata».
Le mascherine igieniche e quelle in tessuto di fabbricazione industriale sono ugualmente efficaci?
Secondo alcuni studi, sono ugualmente efficaci. Tuttavia l'efficienza delle mascherine in stoffa dipende dalla fabbricazione: talune sono più permeabili di altre. Lorenz Schmid, presidente dell'associazione dei farmacisti del Canton Zurigo, è scettico: «Non è chiaro quanto quelle tessili siano efficaci nel filtraggio delle particelle» afferma. Inoltre il loro riutilizzo risulta essere problematico: «Quasi nessuno la laverà ogni giorno, quindi si rischia di girare indossando un tessuto potenzialmente contaminato».
Il filtraggio di una mascherina in tessuto è insufficiente?
Fintanto che le cosiddette Community-Mask rispondono ai requisiti fissati dalla task force Covid-19 della Confederazione, anche le mascherine di stoffa sono sufficienti. Una mascherina deve avere una capacità di filtraggio pari ad almeno il 70% di particelle per micron. I fornitori di tali mascherine ritengono che, anche considerando che si adattano meglio al viso, i virus possano essere filtrati meglio.
Per quanto tempo si può indossare una mascherina di stoffa?
Dopo averla indossata, la mascherina - anche se non è sporca né umida - andrebbe messa in un contenitore richiudibile. Si consiglia di lavarla almeno una volta al giorno a sessanta gradi o di più. Testex, organizzazione svizzera indipendente di collaudo e certificazione, raccomanda di lavare la mascherina prima del primo utilizzo. Poi dopo l'impiego può essere lavata almeno altre quattro volte. Nel frattempo esistono mascherine rivestite con una sostanza in grado di bloccare il virus. «Su mascherine non trattate, i microbi sopravvivono fino a due giorni. Su quelle trattate vengono uccisi in poco tempo» scrive un fornitore sul proprio sito web.
Dopo il lavaggio, le mascherine di stoffa sono ancora efficaci?
Oliver Pankrath, responsabile dell'azienda Nuts che produce mascherine in tessuto, afferma che tutti i loro modelli inizialmente hanno una capacità di filtraggio dell'85%. Una capacità che dopo trenta lavaggi scende al 70%. Più spesso si lava la mascherina, più cala tale percentuale. «Il tessuto si espande, trattenendo meno le goccioline» spiega.