La Segreteria di Stato per la migrazione ha fornito un aggiornamento sull'accoglienza dei rifugiati ucraini.
Finora sono già oltre 20mila i profughi giunti nel nostro Paese. Ma le capacità dei centri d'asilo sono al limite e si cercano soluzioni alternative.
BERNA - Terminata l'emergenza coronavirus, ora tocca affrontare quella legata a profughi di guerra provenienti dall'Ucraina. Per questo, come avveniva per la pandemia, alcuni esperti della Confederazione si sono presentatati davanti alla stampa per aggiornare la popolazione su quando si sta facendo nel nostro Paese per i rifugiati: finora in Svizzera ne sono stati registrati 20'569, a 13'447 di essi è stato concesso lo statuto di protezione S.
Mille rifugiati al giorno - «Ogni giorno vengono ammessi in Svizzera circa mille rifugiati», ha confermato David Keller, capo dello Stato maggiore di crisi in seno alla Segreteria di stato della migrazione (SEM). Un afflusso che costituisce «una grande sfida per i cantoni», chiamati a trovare una soluzione per accogliere i profughi a tempo indeterminato. Ad esempio, è stato constatato un cosiddetto collo di bottiglia al Centro federale per l'asilo di Zurigo. Nei prossimi giorni ci saranno quindi dei trasferimenti da Zurigo verso altre località (si pensa alle piazze d'armi di Chamblon e Thun, dove possono essere creati degli alloggi provvisori nelle palestre).
Una sfida su più livelli - Anche il Direttore dell'Associazione svizzera dei comuni Christoph Niederberger ha parlato di «grande sfida», che riguarda in particolare l'alloggio dei rifugiati, la comunicazione con loro e l'istruzione dei bambini ucraini. Una sfida resa ancor più ardua dai molteplici alloggi privati messi a disposizione. Servono infatti standard comuni e monitoraggio, aspetti che richiedono «un grande dispendio di tempo». «Ma i comuni stanno facendo grandi cose», ha sottolineato Niederberger.
Il diritto all'istruzione - Andreas Walter, copresidente della Conferenza svizzera delle scuole elementari ha parlato più dettagliatamente dell'integrazione dei bambini ucraini nel sistema educativo svizzero. Sottolineando che, secondo la Costituzione federale, tutti i bambini hanno diritto all'istruzione. Questo vale anche per i bambini ucraini. Dopo non aver escluso il possibile coinvolgimento di insegnanti ucraini, ha elogiato le strutture che hanno consentito ad alcuni bambini di essere rapidamente accettati nelle classi scolastiche.
«Sappiamo già cosa fare» - Walter ha anche sottolineato che i Cantoni sanno già come integrare i bambini immigrati nel sistema scolastico. Dopotutto, in passato ci sono sempre stati movimenti di profughi giunti la Svizzera. Tuttavia, sono necessari più insegnanti per garantire le lezioni ai bambini ucraini. «Molti insegnanti sono disposti ad aumentare il carico di lavoro o addirittura a rientrare dal pensionamento per fornire un aiuto immediato», si è rallegrato.
Burocrazia che scoraggia? - Terminati gli interventi dei relatori, è stato il momento delle domande dei giornalisti presenti a Berna. Una di loro ha riferito che diverse famiglie interessate a ospitare i rifugiati sarebbero scoraggiate dall'eccessiva burocrazia. Gaby Szöllösy, segretaria generale della Conferenza svizzera dei direttori cantonali delle opere sociali, ha risposto che è normale che sia necessario un processo amministrativo quando dei soldi pubblici vengono distribuite ai privati. Ma ha rimandato al mittente le accuse: «Non è vero che queste persone non ottengono nulla e devono aspettare settimane». Ha inoltre aggiunto che l'ammissione dei rifugiati nelle abitazioni private «ha senso solo se può essere garantita a lungo termine».