Politici ed esperti in sicurezza mirano a riattivare i Leopard dell'esercito svizzero
ZURIGO - I carri armati tornano in primo piano in Svizzera: alcuni politici esperti in questioni di sicurezza al parlamento federale puntano a riattivare i 96 Leopard che al momento si trovano immagazzinati in una località segreta della Svizzera orientale, riferisce la NZZ am Sonntag.
«La guerra in Ucraina dimostra che non possiamo fare a meno dei carri armati», afferma il consigliere agli stati Werner Salzmann (UDC/BE), presidente della Commissione della politica di sicurezza della sua camera (CPS-S). Sulla stessa lunghezza d'onda è anche la collega Ida Glanzmann-Hunkeler (Centro/LU), membro della corrispondente commissione del Nazionale (CPS-N): «sarei d'accordo se il Dipartimento della difesa valutasse seriamente la cosa».
Stando al dominicale le chance che i cingoli tornino a sferragliare sono buone, soprattutto perché l'esercito potrebbe presto ricevere più soldi. Domani il Consiglio nazionale discuterà infatti in una sessione speciale su un aumento massiccio dei fondi destinati alle forze armate: il budget della difesa passerebbe da 5 a 7 miliardi di franchi all'anno.
Un ritorno in campo dei tank fermi dai tempi della guerra fredda non piace però a tutti. «È una totale scemenza» taglia corto Franziska Roth (PS/SO), che pure siede nella CPS-N. «Non è che i russi stanno con i carri armati a Chiasso o nei pressi del lago di Costanza». A suo avviso non vi è alcun guadagno in termini di sicurezza se la Svizzera torna ad affidasi alle ricette della guerra fredda.