Le multinazionali del farmaco realizzano profitti compresi tra il 40 e il 90%, lo sostiene un recente rapporto
BERNA - L’industria farmaceutica è fiorente, come dimostrano le decine di miliardi di dollari di profitti netti realizzati nel 2021 da Novartis e Roche, e la pandemia di Covid-19, non è l’unica ragione di questo successo. In un rapporto pubblicato oggi, Public Eye ha calcolato per la prima volta la redditività di diversi farmaci antitumorali molto costosi.
In Svizzera, quando una cassa malattia paga 1000 franchi per un farmaco, fino a 900 franchi finiscono direttamente nelle tasche del produttore. Lo studio mette in discussione l’argomentazione preferita dai produttori farmaceutici per difendere il loro modello di business: i prezzi elevati li proteggerebbero dai numerosi rischi legati alla ricerca e sviluppo (R&S). I farmaci rappresentano un quarto delle spese dell’assicurazione sanitaria obbligatoria e sono uno delle cause dell’esplosione dei costi sanitari e dei premi assicurativi.
I brevetti: un arma a doppio taglio
La protezione di cui beneficiano i medicamenti grazie ai brevetti dovrebbe, in linea di principio, ripagare i costi della ricerca e sviluppo. In realtà, questo strumento crea monopoli che conferiscono alle aziende del settore un enorme influenza sui prezzi e consentono loro di ottenere profitti astronomici. Le multinazionali tuttavia si rifiutano di fornire informazioni sugli importi effettivamente investiti. Dall’adozione, nel 2019, della risoluzione dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla trasparenza, sono stati compiuti maggiori sforzi a livello internazionale per rendere finalmente più trasparenti i prezzi effettivi e i costi di R&S.
I profitti da capogiro delle farmaceutiche sono la vera causa dell'aumento dei premi
La conclusione principale è che i margini di profitto realizzati dalle aziende farmaceutiche, compresi tra il 40 e il 90%, sono superiori a qualsiasi altro settore, anche tenendo conto dei rischi d'insuccesso nella fase di R&S. I farmaci anti-infiammatori guadagnano già cifre esorbitanti con i nuovi trattamenti: nel caso del Kisqali, un farmaco per il cancro al seno autorizzato in Svizzera dal 2019, Novartis realizza un profitto di 430 franchi sui 1000 franchi pagati dalla cassa malattia. Quanto più a lungo è commercializzato un farmaco, tanto maggiore è il margine di profitto: nel caso del trattamento per il tumore del sangue Revlimid di Bristol Myers Squibb (USA), rimborsato dal 2008, esso raggiunge l’89%.
La Confederazione continua a essere poco trasparente
La Svizzera, tuttavia, si sta muovendo nella direzione opposta. Nell’ambito delle misure di contenimento dei costi, previste dalla revisione della legge sull’assicurazione malattia (LAMal), il Consiglio federale punta su accordi discutibili e l'abbandono del principio di trasparenza. Tuttavia, la scelta di questa strategia non contribuisce a far scendere i prezzi, al contrario. Affinché il governo e l’Ufficio federale della sanità pubblica possano garantire il rispetto del diritto alla salute e assumersi le proprie responsabilità in materia di spesa, occorre garantire la trasparenza sugli effettivi costi legati alla R&S delle farmaceutiche.