Ogni anno la Confederazione stanzierebbe 5 milioni per gli spot di cervelat, affettati & affini ma gli ambientalisti non ci stanno
BERNA - Cinque milioni di franchi all'anno, elargiti dalla Confederazione per finanziare le campagne dei produttori svizzeri di carne. È questo il nuovo obiettivo dichiarato degli ambientalisti svizzeri, Greenpeace in primis, e di una parte del fronte rosso-verde in Parlamento.
L'assunto alla base di questa presa di posizione, tradottasi poi in petizione finita a Palazzo federale, conferma l'associazione al TagesAnzeiger è abbastanza lineare: «Il denaro dei contribuenti non può essere utilizzato per promuovere la commercializzazione di prodotti che contribuiscono in maniera dimostrabile al cambiamento climatico».
Ma andiamo con ordine, com'è che Berna versa tutti questi soldi ad aziende anche estremamente potenti? I 5 milioni di cui sopra fanno parte dei circa 60 milioni annui che la Confederazione stanzia per la promozione delle vendite dei prodotti agricoli made in Switzerland. Per capirci, circa 20 di questi vanno al settore caseario e per gli spot - in Svizzera e all'estero - legati ai nostri formaggi. 7,4 - invece - a produttori di latte e burro.
Cassata a giugno dalla Commissione dell'economia e dei tributi (Cet) degli Stati è stata valutata anche oggi dall'analoga commissione del Nazionale. Fra gli argomenti di Greenpeace c'è anche il fatto che tutti quei milioni «vanno solo a vantaggio della grande distribuzione e difficilmente arrivano a contadini e agricoltori».
Un'ipotesi questa, rispedita al mittente, dal nazionale Markus Ritter che è parte della commissione nonché presidente dell'Unione svizzera dei contadini: «La promozione dei prodotti svizzeri ha un effetto più a largo spettro, più che prodotti specifici si sensibilizza anche la popolazione all'acquisto di prodotti nazionali, così si tiene testa alle importazioni», ha motivato al quotidiano zurighese.