Il procedimento contro la dipendente dell'ambasciata svizzera a Colombo è concluso: è stata multata e dovrà pagare le spese legali.
BERNA - Una dipendente locale dell'ambasciata svizzera in Sri Lanka è stata multata per 5000 rupie (14 franchi) e dovrà pagare le spese legali per 5000 franchi. La donna era stata arrestata nel 2019 con l'accusa di false dichiarazioni su un presunto rapimento e poi rilasciata su cauzione.
La sentenza nei confronti della collaboratrice è stata riportata oggi dai giornali del gruppo Tamedia e Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha confermato a Keystone-ATS i fatti rallegrandosi della conclusione di "quasi quattro anni di procedimento giudiziario". I dettagli della sentenza vengono ora analizzati e si deciderà se sarà necessario intraprendere ulteriori passi.
La Svizzera si fa carico dei costi del procedimento
In risposta a una domanda di Keystone-ATS, un portavoce del DFAE ha dichiarato che la Svizzera si farà carico dei costi di 5000 franchi del procedimento. Il DFAE non ha voluto commentare la sentenza.
Il caso aveva suscitato molte polemiche e tensioni diplomatiche tra la Svizzera e lo Sri Lanka. Il ministro degli esteri Ignazio Cassis era intervenuto e aveva telefonato al suo omologo dello Sri Lanka. La Svizzera allora temeva per lo Stato di diritto e per la salute della dipendente. Cassis aveva chiesto di chiarire rapidamente i retroscena dell'incidente.
La cittadina srilankese era stata accusata dalle autorità del suo Paese d'origine, tra l'altro, di aver reso false dichiarazioni in un caso di presunto rapimento. Secondo le informazioni fornite dal DFAE nel dicembre 2019, la donna aveva precedentemente dichiarato di essere stata costretta, il 25 novembre, a salire su un furgone e obbligata a rivelare informazioni riservate relative al suo lavoro, il giorno dopo che un alto funzionario della polizia dello Sri Lanka aveva presentato domanda d'asilo in Svizzera.
Secondo quanto riportato dai media allora, la donna era stata interrogata sul visto dell'agente coinvolto in indagini relative alla famiglia dell'allora presidente Gotabhaya Rajapaksa ed era fuggito in Svizzera poco prima.
Un'indagine ufficiale del governo dello Sri Lanka ha messo in dubbio le dichiarazioni della donna. La sequenza degli eventi e la cronologia del presunto incidente non corrispondevano agli effettivi spostamenti della presunta vittima in quel giorno, aveva dichiarato allora il ministero degli esteri del Paese del Sud-Est asiatico.