Nuovo capitolo nella vicenda di corruzione relativa ai carri armati della Ruag.
BERNA - Nuovo capitolo nella vicenda di corruzione relativa ai carri armati della Ruag: l'azienda tedesca Global Logistics Support (GLS) ha ottenuto da un tribunale italiano un'ingiunzione superprovvisoria che ordina la consegna di 25 corazzati stoccati in Italia. Ruag sta ora esaminando le sue opzioni legali a questo proposito.
Si tratta di circa un quarto dei mezzi acquistati nel 2016 dalla Ruag all'Italia e rimasti finora stivati in un deposito, sempre nella Penisola: il loro scopo doveva essere quello di fornire pezzi di ricambio. La GLS ne ha acquistati 25 nel 2019 senza mai precisare quali fossero le sue intenzioni di utilizzo. Una questione delicata che rischia di causare grattacapi alla Ruag, dato che la legge svizzera sul materiale bellico vieta qualsiasi riesportazione verso paesi in guerra.
In una nota diffusa oggi, Ruag reagisce all'annuncio odierno affermando che la decisione della Corte di accordare i 25 carri armati Leopard 1 all'azienda tedesca è stata presa con una procedura unilaterale. La decisione - sottolinea l'azienda di armamenti svizzera - è solo provvisoria e non ha ancora alcun valore. Non potrà essere applicata fino alla scadenza del periodo concesso alle parti per ricorrere.
Vicenda ingarbugliata
Quella dei 96 Leopard 1 acquistati dalla Ruag per ricondizionarli e rivenderli è una vicenda complessa. Sulla vendita alla GLS di parte dei mezzi corazzati sta indagando la procura di Verden (Bassa Sassonia), che ha aperto un dossier nei confronti di cinque cittadini tedeschi per sospetti di corruzione e concussione. Lo scorso agosto l'Ufficio federale della giustizia aveva ricevuto una richiesta di assistenza giudiziaria in questo senso dalla magistratura tedesca.
Sempre in agosto la GLS - azienda con sedi a Kiel e in Baviera - ha chiesto che le venissero immediatamente messi a disposizione i suoi 25 carri armati. La società non ha precisato se la sua intenzione fosse quella di inviarli in Ucraina. Aveva tuttavia messo in chiaro di ritenere di avere una proprietà piena e illimitata dei mezzi e che quindi non era necessario nessun nulla osta delle autorità svizzere.
Il veto del CF alla Rheinmetall
Una vicenda parallela a quella che sempre quest'anno ha visto un'altra azienda tedesca interessarsi ai Leopard 1, la Rheinmetall. A gennaio la società ha presentato una domanda alla Ruag con cui chiedeva se i carri armati potessero essere acquistati. L'idea era quella di rimetterli in efficienza e consegnarli all'Ucraina. Il 13 febbraio è stato firmato un contratto di compravendita con riserva di approvazione da parte delle autorità.
A metà marzo, la ministra della difesa Viola Amherd aveva riferito al Parlamento che la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) aveva respinto una richiesta preliminare di Ruag. Il 28 giugno infine, il Consiglio federale aveva deciso di vietare la riesportazione verso l'Ucraina dei carri armati. L'operazione sarebbe stata in contrasto con la legge sul materiale bellico e avrebbe comportato un cambiamento nella politica di neutralità della Svizzera, aveva sottolineato il governo.
In agosto la ministra della difesa Viola Amherd - in seguito a incongruenze emerse in occasione di una riunione straordinaria del consiglio d'amministrazione di Ruag MRO - ha commissionato un'inchiesta esterna sull'acquisto dei 96 carri armati Leopard 1 da parte dell'allora Ruag Holding.