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NEUCHÂTELSe si timbra il cartellino anche per andare in bagno

19.10.24 - 08:09
S'infiamma il dibattito sulla decisione del Tribunale cantonale di Neuchâtel di dar ragione ai datori di lavoro.
Depositphotos (HayDmitriy)
Fonte RED
Se si timbra il cartellino anche per andare in bagno
S'infiamma il dibattito sulla decisione del Tribunale cantonale di Neuchâtel di dar ragione ai datori di lavoro.

NEUCHÂTEL - Sta facendo molto discutere la sentenza del tribunale cantonale di Neuchâtel con cui l'azienda produttrice di orologi "Jean Singer & Cie" è stata autorizzata ad esigere dai propri dipendenti di timbrare le pause pipì.

La decisione, lo ricordiamo, era stata presa a seguito della denuncia da parte dell'Ispettorato del lavoro di Neuchâtel, che era venuto a conoscenza della suddetta pratica nel 2021 grazie a un'inchiesta della RTS che implicava anche altre aziende. Da lì erano stati fatti i necessari passi per portare la questione in aula.

La settimana scorsa, il tribunale ha dato ragione ai legali della "Jean Singer & Cie", specificando che «il termine "pausa" non è chiaramente definito dalla legge» e per questo motivo «la legge non può vietare espressamente ai datori di lavoro di richiedere ai dipendenti di timbrare il cartellino durante le pause per la toilette». Una lacuna legale, insomma, che rischia di creare «pericolosi precedenti», aveva commentato un responsabile del sindacato Unia.

Sono parecchie le aziende che attualmente continuano a esercitare pressione sui propri impiegati affinché escludano il tempo passato in bagno dalle ore di lavoro. Una di queste è la manifatturiera "Sellita", situata nel cantone di Neuchâtel e contro la quale Unia ha organizzato una manifestazione nella giornata di mercoledì, ponendo di fronte all'entrata principale dell'azienda un Toi-Toi con la scritta "Offriamo una pausa pipì gratis".

Sul posto sono state raccolte le testimonianze dei dipendenti: «La maggior parte delle persone che lavorano in questa azienda sono donne di origine straniera, che vivono in situazioni di precarietà e che hanno paura di parlare per timore di perdere il posto di lavoro», ha dichiarato un rappresentate di Unia. «Alcune persone ci hanno raccontato che si astengono dal bere» e che «vengono spesso rimproverate se vanno troppo spesso in bagno», ha aggiunto.

«La direzione giustifica la pratica accusando gli impiegati di abusare delle pause. Ma se le cose stanno davvero così, bisogna punire tutti? Una discussione con i diretti interessati dovrebbe essere sufficiente a risolvere la questione». E ancora: «È uno scandalo. Un modo di fare che è disumanizzante».



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