Il direttore dell’Esercito della Salvezza: «Dare soldi ai mendicanti non risolve i problemi a lungo termine».
BERNA - «Sì, credo che Dio mi abbia chiamato a servirlo». Lo dice Daniel Imboden, direttore dell’Esercito della Salvezza. In un’intervista alla Berner Zeitung, l’ufficiale racconta l’ambiente in cui è nato e vissuto, oltre al suo incontro con il movimento religioso impegnato a favore degli emarginati.
«Siamo marziali? Sì, combattiamo le ingiustizie» - «Sono diventato membro all’età di 25 anni e a 33, dopo due anni di formazione teologica, sono stato nominato ufficiale. È come entrare in un ordine religioso: non ricevo uno stipendio legato alle prestazioni, ma “guadagno” quanto mi serve per vivere, cioè circa 60’000 franchi l’anno. Abbiamo un’aria marziale? In un certo senso sì: usiamo la carità per combattere l’ingiustizia, la povertà e gli abusi».
«Dare soldi ai mendicanti? Non risolve i problemi» - Sul tema dei mendicanti, Imboden precisa che non è un tema di facile risposta: «Io non do più solo denaro. I soldi coprono un bisogno a breve termine, ma non risolvono i problemi a lungo termine. Per questo, preferisco portarli a fare la spesa. Inoltre, lascio loro un volantino sull’aiuto che siamo in grado di fornirgli».
Le persone bisognose sono in aumento - Secondo il governo federale, la quota di aiuto sociale è in calo. Non è dello stesso avviso Imboden: «Ho l’impressione, invece, che le persone bisognose siano cresciute. C’è un livello di povertà relativamente nascosta composta da persone riluttanti nel chiedere aiuto. Per esempio, sono diverse le persone con buona istruzione che si trovano in condizioni di povertà. È un fatto nuovo, prima non accadeva».
«Non lucriamo sulle spalle dei poveri» - Imboden precisa che il movimento non fa profitto «sulle spalle dei poveri. Prendiamo le distanze da chi lucra sui rifugiati e sugli anziani. Abbiamo la coscienza pulita: i soldi che raccogliamo arrivano ai bisognosi».