La 51enne era stata trovata esanime vicino al suo palazzo nel 2021. Le due tesi degli inquirenti e la chiusura del fascicolo 3 anni dopo.
BERNA - Diplomatica di punta della missione diplomatica svizzera a Teheran, a maggio del 2021 viene trovata priva di vita nei pressi del palazzo residenziale dove abitava, al 17esimo piano. A dare l'allarme, la donna delle pulizie. La causa di morte della 51enne sembrerebbe una caduta, verosimilmente dal balcone o da una finestra.
Le indagini inizialmente sembrano escludere il suicidio, la donna era un personaggio troppo importante: al lavoro su di un rapporto - si diceva - «delicatissimo», e personaggio-ponte fondamentale fra Stati Uniti e Iran. A contribuire anche le testimonianze degli altri inquilini che parlano di rumori forti «simili a uno sparo» nel cuore della notte e il fatto che la diplomatica avesse denunciato già un'intrusione in casa sua, quando lei però non era presente.
Man mano che il lavoro degli inquirenti iraniani procedeva, le cose sembravano però ridimensionarsi e la "pista" diventare gradualmente una sola: nel corpo della donna erano state trovate tracce di sostanze - verosimilmente antidepressivi - e nell'appartamento della stessa non erano state trovate tracce che facessero pensare all'intervento di terzi. Sul tavolo della stanza degli ospiti un foglio: «Dopo la mia morte, riportatemi in Svizzera e informate mio figlio, a lui vanno tutti i miei averi. In seguito cremate il mio corpo e seppellitelo accanto a quello di mio figlio morto».
Tre anni dopo, il fascicolo aperto contro ignoti da parte del Dipartimento federale degli esteri (Dfae) per omicidio è stato chiuso in data 5 novembre. Tutti gli indizi, infatti, lasciano presagire un omicidio. Come scrive il TagesAnzeiger, che ha potuto visionare l'incarto, alcune cose legate a questo caso continuano a risultare «piuttosto sospette».
La prima anomalia, forse la più grande, riguarda il corpo. Questo, dopo una prima autopsia a Teheran, è stato rimpatriato e sottoposto a un secondo esame. I medici legali svizzeri hanno però riscontrato un'anomalia piuttosto importante: all'appello mancavano il cervello, il cuore, un rene e parti della colonna vertebrale.
Durante analisi di questo tipo è solito riporre gli organi estratti e analizzati là dov'era la loro posizione originale. In questo caso non solo non è stato fatto, ma le parti in questione proprio non c'erano. Una mancanza molto grave se si tenta di stabilire se la morte sia effettivamente legata alla caduta, o meno.
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) nel documento di chiusura delle indagini non menziona questa carenza che ha portato i medici dell'Istituto di medicina legale di Berna, che hanno poi chiesto parere ai colleghi dell'analogo Istituto di Zurigo, a definire «impossibile chiarire con certezza le modalità della morte». Interpellata dal quotidiano zurighese, l'MPC non ha spiegato se sia stata fatta (o meno) richiesta a Teheran per ottenere gli organi in questione.
La seconda riguarda il fatto che gli inquirenti svizzeri non abbiano potuto indagare in prima persona, ma piuttosto basarsi sui rapporti degli inquirenti iraniani così come delle testimonianze del personale diplomatico dell'ambasciata. Questo soprattutto per quanto riguarda le condizioni dell'appartamento della donna.
A corroborare la tesi dell'omicidio, il rapporto del Ministero di Berna conferma alcuni indizi inequivocabili: una serie di SMS mandati la notte della morte, così come una perizia calligrafica sull'ultima lettera (che non era stata però firmata). Le prove sono state ritenute talmente convincenti da offuscare la fallacia dell'autopsia, che è stata quindi ritenuta «non risolutoria» nell'escludere l'omicidio.