Lo cercavano in tutto il mondo ma Flor “Tagliadita” Brassers se ne stava a Zurigo, per lui probabile l'estradizione
ZURIGO - Insospettabile e insospettato, se ne stava tranquillo in un appartamento di lusso nella zona bene di Zurigo. Dalla sua finestra, in uno di quei grattacieli tutti di vetro, una vista imprendibile sull'entroterra. In quella casa da milionario, vivevano il signor Falcon (nome falso), sua moglie e suo figlio.
Difficile immaginare che i suoi dirimpettai potessero anche solo immaginare che quell'uomo era uno dei re del narcotraffico occidentale ed era noto con il soprannome decisamente pittoresco di “Tagliadita”. Ad affibbiarglielo una storia - mai penalmente confermata - per un regolamento di conti con un rivale e una cesoia da giardino.
Flor Bressers, laureato in criminologia e sospettato di aver trafficato tonnellate di stupefacenti in Europa dal Sudamerica, è poi finito in manette a febbraio dopo una lunga ricerca da parte dell'Europol e un'operazione congiunta con le teste di cuoio della Cantonale di Zurigo.
Di martedì la notizia, da parte di diversi quotidiani del gruppo CH Media, dell'ok da parte del Tribunale Federale per l'estradizione in Belgio, dove è in attesa di giudizio.
Una pista bianca che porta in Svizzera
Inizialmente gli inquirenti erano convinti che Bressers si trovasse in Sudafrica ma la realtà era ben diversa: il narcotrafficante si era stabilito in Svizzera da un numero imprecisato di mesi. E la Confederazione era per lui non solo un nascondiglio relativamente insospettabile, ma anche un luogo dove investire e ripulire diversi i milioni "sporchi" della vendita di stupefacenti.
In Svizzera, scrivono sempre i quotidiani CH Media, il 36enne ha verosimilmente vissuto per anni grazie a una serie di aiutanti molto capaci che sono riusciti a fornirgli diverse identità fittizie che lo hanno poi aiutato a svolgere i suoi loschi affari.
«L'estradizione viola i diritti umani»
Il belga, che in Svizzera si trova in regime di massima sicurezza per paura di evasione e/o d'inquinamento delle prove attraverso intermediari, ha impugnato un rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene contro la sua estradizione.
La motivazione portata davanti al Tribunale Federale, scrive il portale belga HLN, è che «le carceri belghe sono eccessivamente sovraffollate e una detenzione in quelle condizioni “viola i più fondamentali diritti umani”». Tesi che però non ha convinto la Massima Corte che ha definito «infondate» queste preoccupazioni.
Bressers e i suoi legali potranno comunque ricorrere in appello.