Depositato l'atto da parte del Ministero pubblico della Confederazione.
GINEVRA - Nel novembre 1995, l'allora vicedirettore dell'ufficio commerciale della Missione permanente egiziana a Ginevra venne assassinato a colpi di pistola in un parcheggio. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) avviò un procedimento penale, sospeso nel 2009 per l'impossibilità di identificare i responsabili.
Nel 2018, sulla base di nuovi elementi, il MPC ha riaperto il procedimento penale e promuove ora l’accusa presso il Tribunale penale federale nei confronti di un cittadino italo-ivoriano di 54 anni e di una cittadina italo-svizzera di 49 anni.
L'omicidio - Il 13 novembre 1995, l'allora vicedirettore dell'ufficio commerciale della Missione permanente egiziana a Ginevra, un cittadino egiziano di 42 anni, venne assassinato con sei colpi di pistola semiautomatica nel parcheggio sotterraneo dello stabile in cui viveva a Ginevra. Gli autori fuggirono lasciando sulla scena il silenziatore della pistola, un dispositivo di fabbricazione artigianale, realizzato con la schiuma dei poggiatesta delle auto e assemblato con del nastro adesivo.
Indagini dal 1995 al 2009 - In virtù della propria competenza nel perseguimento di reati commessi nei confronti di persone che beneficiano dell’immunità diplomatica, il MPC ha aperto un procedimento penale contro ignoti per omicidio intenzionale o, in subordine, per assassinio. La Polizia giudiziaria federale ha condotto indagini fino al 2009, in particolare in relazione a un'impronta digitale rinvenuta sul silenziatore. L’impronta è stata inserita nel sistema nazionale automatico d’identificazione delle impronte digitali (AFIS) e inoltrata tramite Interpol a 68 Paesi per un confronto. Gli accertamenti non hanno tuttavia prodotto alcun riscontro nelle rispettive banche dati.
L'importanza del DNA - Nel 2004, grazie ai notevoli progressi nell'analisi delle tracce di DNA, sul silenziatore vennero identificati un profilo di DNA femminile e almeno tre di genere maschile. Poiché solo il profilo di DNA femminile soddisfaceva i requisiti, venne nuovamente inserito nei sistemi di identificazione e trasmesso all'Interpol. Il confronto risultò ancora una volta infruttuoso. Le lunghe e approfondite indagini non permisero di identificare i colpevoli e nel dicembre 2009 il MPC sospese il procedimento penale.
Riapertura del procedimento penale sulla base di nuovi elementi nel 2018 - Nel giugno 2016 è entrato in funzione un nuovo sistema AFIS nazionale che utilizza algoritmi di rilevamento notevolmente migliorati grazie ai progressi tecnologici. Le tracce fino a quel momento non identificate, in particolare quelle collegate a reati gravi, vennero quindi confrontate con il nuovo AFIS, sfruttando un tasso di riscontro più elevato. Nel corso del riesame di questo caso irrisolto, è stata infine trovata una corrispondenza tra la traccia dell'impronta digitale sul silenziatore e la scheda delle impronte digitali del cittadino italo-ivoriano di 54 anni, imputato nel presente procedimento. Le impronte digitali dell'imputato in questione sono state rilevate a Ginevra nel 2011.
I due accusati - Nel gennaio 2018, il MPC ha quindi disposto la riapertura del procedimento penale, estendendolo all'imputato cinquantaquattrenne, residente in Francia. Nel corso di ulteriori indagini, in particolare a fronte dell'analisi dei profili di DNA prelevati dal silenziatore, il procedimento è stato successivamente esteso anche all'imputata italo-svizzera, oggi quarantanovenne, residente a Ginevra.
Le carcerazioni preventive - Nell’ottobre 2018, l'imputato è stato arrestato per i reati contestati nel presente procedimento ed è stato posto in carcerazione preventiva fino a maggio 2020. Nel maggio 2020, è stato scarcerato a seguito della decisione del Tribunale federale in relazione al ricorso presentato dall'imputato contro la proroga della carcerazione preventiva. Nel dicembre 2021 è stato nuovamente arrestato e posto in carcerazione preventiva nell'ambito di un procedimento cantonale per sospetto stupro. il MPC ha in seguito ripreso questo procedimento dal Cantone, in quanto stava già indagando sull'imputato per sospetto assassinio. L'imputato è stato quindi nuovamente posto in carcerazione preventiva fino al deposito dell'atto d'accusa. Al momento del rinvio a giudizio, il MPC chiede che l'imputato venga posto in carcerazione di sicurezza.
La quarantanovenne di nazionalità italo-svizzera è accusata di complicità in assassinio (art. 112 CP in combinato disposto con l'art. 25 CP). Le viene contestato di aver fabbricato, insieme all'imputato cinquantaquattrenne, il silenziatore utilizzato per il delitto. L'imputata è stata arrestata nel novembre 2018 e posta in carcerazione preventiva fino alla fine di dicembre 2018.