Secondo gli oppositori, il testo finirebbe per mettere in pericolo tutti gli accordi internazionali e «Università e Politecnici subirebbero perdite finanziarie»
BERNA - Ambiguità e diverse contraddizioni nell'iniziativa UDC "Il diritto svizzero anziché giudici stranieri", detta anche "per l'autodeterminazione", potrebbero mettere in pericolo gli accordi internazionali siglati dalla Svizzera. È questa l'opinione, espressa oggi a Berna, del comitato di oppositori al testo in votazione il 25 novembre.
L'iniziativa sarebbe troppo radicale e danneggerebbe la Confederazione da molti punti di vista: dalla protezione dei diritti umani, a margini di manovra per trattative in ambito politico ed economico, passando per lo Stato di diritto, è stato spiegato ai media dal comitato, nel quale sono rappresentati diversi partiti e organizzazioni della società civile ed economiche.
Il testo «non porta chiarezza fra i livelli di diritto, ma tramite contraddizioni garantisce solamente incertezza. Questa incertezza sarebbe dannosa per la Svizzera», ha spiegato il consigliere agli Stati Philipp Müller (PLR/AG). «La democrazia diretta c'è già, non serve un testo simile per ottenerla», ha aggiunto.
«Nessuna iniziativa è mai stata così pericolosa per i diritti fondamentali. Istituzioni come la Corte europea dei diritti dell'uomo permettono di garantire standard minimi da rispettare», ha sottolineato Andrea Huber, dell'Alleanza della società civile - Fattore di protezione D. «Una democrazia diretta senza limiti non è veramente democratica», ha concluso.
Secondo gli oppositori, il testo finirebbe per mettere in pericolo tutti gli accordi internazionali, compresi quelli confermati più volte dagli stessi cittadini svizzeri. Con questa spada di Damocle, per la Confederazione diventerebbe molto difficile arrivare a nuove intese.
Accettando questa iniziativa «la Svizzera si avvicinerebbe alla politica degli Stati totalitari. Non vogliamo andare nella stessa direzione della Turchia di Recep Tayyip Erdogan, della Russia di Vladimir Putin o degli Stati Uniti di Donald Trump», ha affermato con convinzione la consigliera nazionale socialista Nadine Masshardt (BE). «Nella vita di tutti i giorni noi approfittiamo del diritto internazionale, non è una cosa che ci fa soffrire», ha detto ancora.
Problemi economici e giuridici - Anche l'economia si oppone al testo dei democentristi: «Gli ambienti economici giudicano questa iniziativa in maniera nefasta. Alcune decisioni popolari potrebbero obbligare a rinegoziare, magari per questioni secondarie, interi accordi di grande importanza, ad esempio con la Cina, portando probabilmente alla loro cancellazione», ha evidenziato François Gabella, vicepresidente dell'associazione dell'industria metalmeccanica Swissmem.
«Si tratterebbe di un autogol incredibile», ha continuato Gabella. «Per le 97'000 imprese svizzere orientate all'esportazione un acceso sicuro ai mercati mondiali è assolutamente indispensabile».
Sempre a livello di accordi, secondo gli oppositori la stessa reputazione della Svizzera sarebbe messa in gioco. «In pratica il testo dice che non importa se non rispettiamo la parola data», ha dichiarato Laura Zimmermann, co-presidente di Operation Libero. «Finge l'autodeterminazione, ma priva la Svizzera della sua affidabilità. Finge di rafforzare la democrazia diretta, ma vuole dare alle autorità il diritto di rescindere importanti trattati internazionali, anche senza chiedere agli elettori».
A detta del consigliere agli Stati Beat Vonlanthen (PPD/FR), non solo la reputazione della Svizzera di partner affidabile sarebbe rovinata, ma gli stessi valori elvetici verrebbero messi sotto attacco. «Tradizioni come quella umanitaria e quella legata alle trattative e al dialogo scomparirebbero», in favore della politica del più forte.
Perplessità giungono anche dall'ambiente prettamente legale. Secondo quanto dichiarato dalla giurista Astrid Epiney, rettrice dell'Università di Friburgo, «l'iniziativa implica una 'assoluzione' della volontà popolare e una corrispondente diminuzione dei poteri dei tribunali, che tocca la sostanza della separazione dei poteri».
Per Zurigo «minaccia gli atenei» - L'iniziativa dell'UDC causerebbe «seri svantaggi agli atenei e alla piazza economica di Zurigo». Con questa motivazione il consiglio di Stato zurighese raccomanda di respingere l'oggetto in votazione il 25 novembre.
L'iniziativa denominata "Il diritto svizzero anziché giudici stranieri" mette in pericolo «la partecipazione degli atenei svizzeri ai programmi europei di formazione e di ricerca», sottolinea oggi in una nota il consiglio di Stato del canton Zurigo.
L'accesso a finanziamenti come quelli legati al programma europeo per la ricerca Horizon 2020 o al programma di scambio universitario Erasmus+ non sarebbe più garantito in modo automatico. «Università e Politecnici subirebbero perdite finanziarie», scrive l'esecutivo a maggioranza borghese (2 UDC, 2 PLR, 1 PPD e 2 PS).
In caso di approvazione dell'iniziativa, l'economia del canton Zurigo sarebbe quella maggiormente toccata in tutta la Svizzera. La piazza economica zurighese genera più di un quinto del prodotto interno lordo (PIL) nazionale e ospita diverse società internazionali. «Imprese mondiali come Google, IBM o Disney hanno un forte interesse affinché la Svizzera rimanga una partner affidabile dal punto di vista della sicurezza del diritto».