I fautori dell'iniziativa UDC in votazione il prossimo 25 novembre: «Il diritto svizzero deve prevalere su quello internazionale in caso di conflitto. Difendiamo l'unicità della democrazia elvetica»
BERNA - In caso di conflitto il diritto svizzero deve prevalere su quello internazionale. È questo il punto centrale espresso oggi per il via alla campagna in favore dell'iniziativa UDC "Il diritto svizzero anziché giudici stranieri", detta anche "per l'autodeterminazione", in votazione il 25 novembre.
Secondo i fautori del testo, si tratta di difendere l'unicità della democrazia diretta svizzera, che permette ai cittadini di avere sempre l'ultima parola. Questa particolarità sarebbe infatti messa in pericolo dai sempre più frequenti trattati e accordi internazionali, che porterebbero politici e tribunali elvetici ad applicare solo parzialmente - o addirittura a non applicare - le decisioni popolari.
«La nostra autodeterminazione è unica al mondo, ci distingue da chiunque altro», ha sottolineato il presidente democentrista Albert Rösti ai media a Berna. La democrazia diretta «per i partiti significa non avere sempre la meglio, anche per noi dell'UDC, ed è giusto così», ha aggiunto.
Il comitato dell'iniziativa cita come esempio di ingerenza esterna l'atteggiamento di alcuni criminali condannati, che invocano il diritto internazionale per non essere rinviati nel loro Paese d'origine. Lo stesso accordo sulla libera circolazione impedirebbe alla Confederazione di condurre la politica migratoria voluta dai cittadini.
In Svizzera, con lo strumento delle iniziative popolari e la democrazia diretta, è il popolo che decide, ha detto il consigliere agli Stati Thomas Minder (indipendente/SH). «Non sono il legislativo, il governo, i giudici, i funzionari, i politici, i diplomatici o l'amministrazione a decidere cosa compare nella Costituzione. Solo i cittadini», ha affermato.
Per rendere più chiari e colorati i suoi concetti, Minder ha impugnato una recente edizione del famoso fumetto "Globi", che parla proprio di democrazia. «Evidentemente nel Paese ci si preoccupa dello stato della democrazia e si tenta di spiegare le basi ai bambini», ha dichiarato scherzosamente.
Il testo presentato oggi vuole chiarire i rapporti e rafforzare la certezza del diritto. La Costituzione deve essere la fonte dominante del diritto elvetico e in caso di conflitto deve prevalere su quello internazionale, sempre rispettando alcuni imperativi come i diritti umani.
Niente diktat - «Non possiamo subire in silenzio i diktat dell'Europa», ha dichiarato la consigliera nazionale e vicepresidente dell'UDC Céline Amaudruz (GE). Nel momento in cui il Tribunale federale ha scelto di piazzare la Corte europea dei diritti dell'uomo sopra il diritto elvetico, ha di fatto soppresso uno dei diritti politici essenziali che ci permettono di essere una democrazia diretta, ovvero l'iniziativa popolare, ha spiegato.
«L'espulsione dei criminali stranieri non è stata applicata come deciso da popolo e Cantoni, ma condita in salsa europea», ha continuato la ginevrina. «Anche se un'iniziativa popolare riscontra un successo chiaro, il testo non sarà messo in opera nella versione originale. In pratica, gli accordi internazionali sono una prigione giuridica».
Una Svizzera autodeterminata e indipendente, sempre secondo il comitato, è maggiormente in grado di superare le crisi, è più prospera ed ha una disoccupazione e una povertà inferiori ai Paesi che la circondano. Va invece combattuta con forza la centralizzazione e la messa sotto tutela dei cittadini, oltre che la perdita di influenza del diritto elvetico. Non si tratta quindi di votare a destra o a sinistra, ma di decidere sulla democrazia diretta e sulla sovranità.
Risposta agli oppositori - I democentristi hanno poi risposto anche agli argomenti presentati fino ad ora dagli oppositori all'iniziativa: «Gli avversari avanzano principalmente i temi della minaccia ai diritti umani e alla certezza del diritto», ha ricordato il consigliere nazionale Thomas Matter (UDC/ZH).
Per quel che riguarda la prima affermazione «i diritti dell'uomo sono ancorati da tempo nella Costituzione federale». L'accusa proveniente da alcune associazioni economiche come economiesuisse, secondo le quali la certezza del diritto verrebbe meno, significa poi che tali organizzazioni «vedono nella democrazia diretta un pericolo per la legge», ha continuato lo zurighese.
Il deputato ha a tal proposito sottolineato come la grande presenza di manager stranieri forse non permette a determinate realtà di capire il sistema politico ed economico svizzero.