Il ministro degli Esteri ticinese è bersagliato sia da destra sia da sinistra.
BERNA - La bozza di risoluzione ONU, presentata da 40 Stati, quasi tutti mediorientali e africani, con in più Russia, Venezuela, Corea del Nord, Indonesia, Bolivia e pochi altri (nessun Paese Ue), chiedeva una tregua umanitaria e un cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Il documento (non vincolante), è stato approvato anche col voto della Svizzera.
La decisione ha rinfocolato le critiche nei confronti della politica estera portata avanti dal consigliere federale Ignazio Cassis (PLR). Per Franz Grüter, consigliere nazionale dell'UDC e presidente della commissione Affari esteri, il comportamento della Svizzera in risposta all'attacco terroristico di Hamas è «incomprensibile». Pur riconoscendo diverse qualità umane al ministro ticinese, per il politico democentrista latitano però «capacità di leadership».
Non solo: per Grüter, Cassis dovrebbe cambiare dipartimento, spostandosi dagli Esteri (DFAE) all’Interno (DFI): «Come ex medico cantonale del Ticino, potrebbe occuparsi di sanità in maniera efficiente. Sarebbe liberatorio anche per lui», aggiunge il consigliere nazionale UDC.
Critiche arrivano anche da sinistra. «Sono preoccupata per l’immagine che sta dando il consigliere federale Cassis», accusa la parlamentare dei Verdi Marionna Schlatter. Peraltro, con Gerhard Andrey gli ecologisti puntano a sfilare un seggio al PLR in occasione del rinnovo del Consiglio federale del 13 dicembre.
Secondo la SonntagsZeitung, nel PS, nonostante non manchino le perplessità attorno a Cassis, si preferisce la linea del silenzio per non mettere a rischio il seggio lasciato libero da Alain Berset (SP). Recentemente, tuttavia, Cassis è stato criticato da Fabian Molina (PS) perché il DFAE aveva sospeso i pagamenti alle organizzazioni non governative palestinesi e israeliane.