Il nazionale l'ha definita troppo costosa, dannosa per l'economia, inutile e controproducente
BERNA - Troppo costosa, dannosa per l'economia, inutile e controproducente. Così ha definito il Consiglio nazionale l'iniziativa popolare dei Giovani Verdi "per la responsabilità ambientale", che raccomanda di respingere. Non ci sarà alcun controprogetto.
Come spiegato da Christophe Clivaz (Verdi/VS), la proposta di modifica costituzionale - il cui nome intero è "Per un'economia responsabile entro i limiti del pianeta (Iniziativa per la responsabilità ambientale)" - chiede che l'ambiente diventi una priorità. «La Svizzera deve produrre e importare in modo da non distruggere le risorse naturali».
Concretamente, l'iniziativa esige che le attività economiche consumino risorse ed emettano sostanze nocive soltanto nella misura in cui le basi naturali della vita siano conservate tenendo conto del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, del consumo d'acqua, dell'utilizzazione del suolo e delle immissioni. La Confederazione avrebbe 10 anni di tempo per adottare le relative disposizioni, che dovranno tenere conto della sostenibilità sociale.
Per Clivaz bisogna rendersi conto che «il nostro livello di comfort materiale, il nostro livello di benessere, è possibile solo sovra-sfruttando le risorse naturali e superando la biocapacità del nostro pianeta». Il 13 maggio in Svizzera abbiamo vissuto l'Overshoot Day, il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse che il nostro pianeta è in grado di rigenerare in un anno, ha aggiunto Greta Gysin (Verdi/TI).
Le misure proposte dai Giovani Verdi sono «una necessità ambientale e un dovere morale, ma rappresentano anche un'opportunità economica». Investire nella sostenibilità significa creare posti di lavoro nell'economia verde a basso impatto ambientale, ha sottolineato la ticinese.
Nel suo intervento, Fabien Fivaz (Verdi/NE) ha parlato delle emissioni di CO2. Tenendo conto delle emissioni grige importate, pro capite la Svizzera emette il doppio della Francia e un terzo in più della Germania. «Siamo al 18° posto nel mondo in questa classifica», ha detto il neocastellano.
Insomma, «il pianeta ha limiti che dobbiamo riconoscere», ha sostenuto Gysin. «Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte all'evidenza scientifica», ha aggiunto.
Da notare che una minoranza rosso-verde della Commissione dell'ambiente ha depositato una proposta di controprogetto diretto (ossia a livello costituzionale, ndr.), che riprende i contenuti dell'iniziativa senza fissare però un termine di attuazione. Permetterebbe di prendere sul serio le legittime preoccupazioni degli iniziativisti concedendo più tempo e spazio di manovra per attuare le disposizioni previste, ha sostenuto Jon Pult (PS/GR).
Le argomentazioni dello schieramento rosso-verde non hanno però fatto breccia tra i partiti borghesi. In molti hanno criticato, anche fortemente, il termine di dieci anni previsto dall'iniziativa per attuale le disposizioni in essa contenuta. Per rispettarlo, «la Svizzera dovrebbe adottare misure normative e incentivanti rigorose, che avrebbero importanti conseguenze economiche e sociali negative», ha sostenuto Christine Bulliard-Marbach (Centro/FR) a nome della commissione. Inoltre, «imponendo severe norme di produzione, la Svizzera rischia di agire in solitaria sul piano economico, cosa che comporterebbe svantaggi concorrenziali significativi».
Da parte sua, Nicolò Paganini (Centro/SG) ha denunciato le disposizioni d'applicazione che impongono di tenere conto della sostenibilità sociale: «sono una foglia di fico». Chi crede in una simile promessa non può che essere definito «un ingenuo». «Una simile via - ha proseguito il sangallese - non potrebbe essere percorsa senza distruggere il benessere e provocherebbe anche massicci disordini sociali».
Mike Egger (UDC/SG) non ha esitato a definire la proposta dei giovani ecologisti «iniziativa irresponsabilità». Se approvata, la Svizzera dovrebbe abbassare il livello della sua prosperità a quello dell'Eritrea, dell'Afghanistan o del Ruanda, ha sostenuto.
Oltre a questo, il sangallese ha citrato altri motivi per i quali occorre bocciare l'iniziativa: l'onere economico che comporterebbe, in particolare per le PMI; la perdita di posti di lavoro dovuti alla delocalizzazione in Paesi più permissivi; l'onere burocratico, che genererebbe inflazione; la perdita di innovazione causata dall'eccessiva regolamentazione; la perdita di competitività a livello internazionale; il fatto che lo Stato dovrebbe creare buone condizioni quadro e non imporre sempre più ostacoli normativi; e i problemi di attuazione, come il rispetto degli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio.
In diversi hanno poi ricordato gli sforzi che la Confederazione già fa in materia ambientale. Bulliard-Marbach ha citato la legge sul CO2, il cosiddetto "Mantelerlass" (la legge sull'energia in votazione domenica prossima), nonché le misure nel campo dell'economia circolare e della biodiversità.
Già oggi la politica ambientale, quella agricola, quella climatica, quella energetica, quella dei trasporti nonché la pianificazione territoriale «vengono regolarmente adattate per incorporare soluzioni che rispettino il principio della sostenibilità e quindi, per estensione, il concetto di limite planetario», ha aggiunto Simone de Montmollin (PLR/GE).
Insomma, per la ginevrina la Svizzera ha già adottato strategie e obiettivi vincolanti in materia ambientale. L'iniziativa minerebbe invece la nostra capacità di finanziare questi provvedimenti imponendo misure che metterebbero a repentaglio la nostra economia.
La proposta è «un'utopia irrealizzabile» ha aggiunto Alex Farinelli (PLR/TI). Se l'iniziativa venisse accolta, la fattura dovrà essere pagata dalla parte più debole della società, che domani si troverebbe a dover pagare un conto ben più salato per ogni bene o servizio prodotto nel nostro Paese, ha detto il ticinese.
Martin Bäumle (PVL/ZH) si è espresso sul controprogetto, definendolo «inutile e sbagliato». Le sue richieste sono già ora contemplate nell'articolo 73 della Costituzione. Si vuole insomma aggiungere nella Carta fondamentale una disposizione che sostanzialmente c'è già, ha sottolineato lo zurighese.
E al voto non c'è stata storia: la raccomandazione di voto negativa è stata adottata con 129 voti a 60 (due astenuti), il controprogetto bocciato con 125 voti a 63 (una astensione). L'oggetto passa ora all'esame del Consiglio degli Stati.