Insulti verbali, calci o addirittura morsi: i docenti delle elementari devono fare i conti con bambini insolenti. Anche in Ticino, «i problemi di comportamenti sono in aumento».
LUGANO - Sempre più spesso i docenti delle scuole elementari sono confrontati con allievi irrispettosi. E si ritrovano a subire insulti verbali o addirittura di venire morsi. Questo è perlomeno quanto accade a Basilea, come riferito negli scorsi giorni da Telebasel. Il fenomeno si riscontra però anche in Ticino, e non soltanto a Muralto (vedi articolo correlato). «Negli ultimi anni i problemi di comportamento sono in aumento e i bambini segnalati diventano sempre più numerosi» ci dice infatti Rezio Sisini, capo della Sezione delle scuole comunali.
Si tratta di «comportamenti disturbati», che vanno «dal non rispetto delle regole a reazioni ben più gravi, anche fisiche, che mettono in seria difficoltà il docente». Lo conferma anche Fabio Valsangiacomo - direttore dell’Istituto scolastico comunale di Lugano, tra i più grandi in Ticino - che ci parla di «atteggiamenti fuori luogo e a volte difficili da contenere», quali l’uso di linguaggio inappropriato ma anche vie di fatto. Per quanto riguarda la realtà urbana di Lugano, «gli episodi sono sporadici, ma purtroppo presenti».
Il background familiare dello scolaro - La causa del fenomeno è da ricercare, secondo Sisini, nel background familiare dell’allievo. «Non tutti i bambini che iniziano la scuola - spiega - sono stati educati in modo ottimale e il doversi confrontare con il gruppo della classe alle volte presenta delle difficoltà che si evidenziano attraverso comportamenti oppositivi verso i docenti». Docenti che hanno il compito di applicare «elementari regole di comportamento ben definite».
Provvedimenti su tre livelli - Per la gestione di tali situazioni si agisce su tre livelli. Il primo, che vale per la maggior parte dei bambini con disturbi del comportamento, prevede la messa in campo delle risorse presenti nell’istituto scolastico. «Vale a dire, modalità di gestione della classe adeguate messe in atto dal docente titolare e dal coinvolgimento della direzione e del Servizio di sostegno pedagogico in collaborazione, a volte, con servizi esterni» spiega Sisini. Al secondo livello viene invece attivato un “operatore casi difficili”, che accompagna il bambino in una migliore gestione delle relazioni coi compagni e il docente. Soltanto nei casi più gravi, l’allievo viene tolto dalla classe regolare per essere seguito in una sezione appositamente costituita, dove viene aiutato nel corso di uno o due anni scolastici. Si tratta, in questo caso, di una cosiddetta unità scolastica differenziata. «L’obiettivo è quello di un successivo reinserimento nella propria classe regolare».
Sul fronte dei provvedimenti, il direttore Fabio Valsangiacomo sottolinea che gli interventi richiedono «tanto impegno, pazienza e investimento di tempo da parte di tutti gli operatori scolastici».