Le peripezie di un ticinese per ottenere un rimborso da Amazon. Per l'azienda la merce era stata consegnata correttamente
SAN VITTORE (GR) - Aveva ordinato online un computer portatile. Ma quando gli è stato consegnato il pacco, all’interno vi ha trovato un portaombrelli. È successo di recente a un quarantenne del Locarnese con un'azienda in Mesolcina, a cui non sono poi mancati i grattacapi (oltre a innumerevoli telefonate ed e-mail) per ottenere un rimborso dalla filiale tedesca di Amazon. Per l’acquisto del laptop erano infatti stati regolarmente fatturati e pagati quasi mille euro. L’indesiderato portaombrelli non ne valeva invece nemmeno venti.
Scatola… più grande del solito - L’ordinazione risale allo scorso 31 ottobre. E soltanto pochi giorni dopo un corriere ha consegnato il pacco Amazon a un indirizzo di San Vittore, presso la sede dell'azienda. «In effetti si trattava di una scatola più voluminosa del solito per un computer portatile» ci racconta il destinatario. L’amara sorpresa l’ha avuta quando l’ha aperta.
La procedura di reso - L’acquirente ha immediatamente contattato il negozio online per spiegare il problema. E l’azienda ha autorizzato l’avvio della procedura di reso. Il pacco contenente il portaombrelli è quindi stato spedito al deposito Amazon di Bad Hersfeld, in Germania, dove è arrivato lo scorso 4 gennaio. E poi basta: da Amazon non si è più fatto vivo più nessuno.
Una consegna «completa» - Il quarantenne, in attesa del rimborso di quasi mille euro, ha contattato a più riprese l’azienda. Invano. E dopo oltre due mesi dalla restituzione del portaombrelli, il negozio online ha fornito la seguente risposta: «Purtroppo in questo caso non ci è possibile effettuare un rimborso». Il motivo? «Secondo le nostre verifiche il pacco è stato recapitato completo all’indirizzo corretto».
Il furto? «Da escludere» - Per Amazon il caso era dunque chiuso. Anzi, l’azienda aveva pure aggiunto: «Se ha ragione di credere che l’articolo da lei ordinato sia stato rubato, naturalmente è libero di contattare la polizia». Ma il quarantenne non ci sta: «La scatola era arrivata a destinazione ancora sigillata. Ed era delle dimensioni adatte a un portaombrelli. In ogni caso, nessuno avrebbe rubato un portatile per metterci un altro articolo».
Alla fine Amazon ci ripensa - La svolta è poi arrivata negli scorsi giorni, quando tio/20minuti ha contattato Amazon per una presa di posizione in merito alla vicenda. Nel giro di ventiquattro ore l’ufficio stampa ci ha infatti fatto sapere che il caso è stato nuovamente verificato e che è stata trovata una soluzione. «L’acquirente è stato informato, ma non rilasciamo ulteriori informazioni». Ci aggiorna però il quarantenne ticinese: «Amazon si è scusata e mi ha rimborsato». Non solo: l’azienda ha concesso all’acquirente anche un ulteriore buono regalo di cento euro. E ha specificato di aver avviato una procedura interna per la futura gestione di eventuali casi analoghi. «Ma cosa dovrebbe fare un cittadino svizzero che non ha la possibilità o la voglia di contattare la stampa?» si chiede infine il quarantenne.