Dopo gli accertamenti effettuati autonomamente dalla Polizia cantonale, la Procura valuta ulteriori atti istruttori. E ascolta i lavoratori
BELLINZONA - Tredici o quattordici ore di lavoro al giorno. Buste paga inesatte. Caporalato. Una ditta che ha ottenuto l'appalto grazie a prezzi più bassi rispetto alla concorrenza, ma che già in Danimarca era al centro di uno scandalo legato a tre cantieri. I lavori di AlpTransit del tunnel ferroviario del Monte Ceneri sono al centro di un dossier allestito autonomamente nei mesi scorsi dalla Polizia cantonale. La trasmissione "Falò" della Rsi ne ha parlato il mese scorso. Oggi l'MPS ha presentato un'interrogazione.
In relazione alle presunte irregolarità nel cantiere, il Ministero pubblico comunica di avere preso atto dei primi accertamenti effettuati autonomamente dalla Polizia. Sulla scorta della documentazione acquisita e dell'esito degli interrogatori di alcuni lavoratori attivi nel cantiere, il Ministero Pubblico «sta valutando ulteriori possibili atti istruttori».
L'inchiesta della polizia cantonale nasce dalle deposizioni fatte spontaneamente da due ex dipendenti delle imprese italiane Gcf Generale costruzioni ferroviarie e Gefer (entrambe del Gruppo Rossi di Roma) impiegate in galleria. Il dossier è finito sulla scrivania del PP Andrea Gianini. Gli accertamenti del Ministero Pubblico si trovano nella fase iniziale e vengono portati avanti «in collaborazione anche con le autorità cantonali amministrative, per quanto di loro competenza». Dal momento che «occorre tener conto della tutela dei lavoratori e del segreto istruttorio», il Ministero pubblico comunica che non verranno per ora rilasciate ulteriori informazioni.
La denuncia dei lavoratori - Il caso è emerso in seguito ai soprusi denunciati da alcuni lavoratori al sindacato Unia. Area, il portale di critica sociale e del lavoro, ha intervistato uno degli operai, che ha denunciato la totale mancanza di controlli a Sigirino e l'assenza di sicurezza, che «ha generato un clima di menefreghismo, di poter fare tutto ciò che si voleva». Ma ha parlato anche di «trattamenti da schiavo» e di «omertà». L'uomo, dopo AlpTranist, aveva trovato lavoro in un'azienda in Italia, che lo ha lasciato a casa non appena è venuta a sapere della denuncia in Svizzera. Ora si aspetta «chiarezza e giustizia» dall'inchiesta della magistratura.