L’episodio si è verificato in una grossa azienda del Locarnese. Ma rappresenta solo la punta dell’iceberg. Il sindacalista Giorgio Fonio: «Cambiamo le regole»
LOCARNO – Licenziata dopo il congedo maternità. Accade in una grossa ditta del Locarnese. Il vergognoso caso rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno nascosto, che si sta espandendo a macchia d’olio. «Purtroppo è così – ammette Giorgio Fonio, sindacalista OCST – negli ultimi anni in Ticino si sono verificati decine di casi simili. È una vera vergogna sociale».
Cosa indica il codice delle obbligazioni – Un fatto paradossale, se si pensa a quanto Cantone e Confederazione insistano sulla tutela della famiglia. E al fatto che il Ticino abbia uno dei tassi di natalità più bassi della Svizzera. «Il codice delle obbligazioni – riprende Fonio – dice che una donna non può essere licenziata nelle sedici settimane dopo il parto».
La nuova proposta – Di recente Fonio, unitamente a Fiorenzo Dadò, a nome del gruppo PPD, ha inoltrato al Parlamento ticinese un’iniziativa cantonale per tutelare la donna sull’arco di tutto l’anno dopo il parto. «Ovviamente il tutto andrebbe poi pensato in ottica nazionale». Si passerebbe dalle attuali sedici settimane di “protezione” a cinquantadue. «Anche per una questione legata al periodo di allattamento».
L’allattamento che dà fastidio – Già, perché, testimonianze alla mano, uno degli aspetti che fa imbestialire alcuni datori di lavoro è il fatto che le neomamme si debbano, a un certo punto, assentare dal lavoro per allattare il proprio bimbo. Diverse le segnalazioni in tal senso giunte al consultorio giuridico Donna e Lavoro.
Guai a partorire – Non è tutto. Stando a uno studio commissionato dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, per oltre il 10% delle donne svizzere la comunicazione della gravidanza al datore di lavoro ha come conseguenza lo scioglimento del contratto. A volte in maniera pseudo consensuale. Altre col preannuncio della rottura al rientro dal congedo maternità. Il 3% delle lavoratrici, come nel caso dell’azienda del Locarnese, riceve la comunicazione addirittura dopo il parto.
Flessibilità a senso unico – «Non si può continuare così – tuona Fonio – non si può licenziare una donna perché ha partorito. Che società è questa? Siamo di fronte a una perdita di valori disarmante. Non solo. Spesso le vittime sono donne che magari hanno dato tanto all’azienda, che a lungo si sono dimostrate flessibili. Una flessibilità, evidentemente, a senso unico».