Una media di 750 chiamate al giorno. Ecco tutti i dubbi che i cittadini hanno in merito al Covid-19
Roberto Cianella, direttore della Federazione Svizzera Ambulanze: «Ogni volta che il Governo comunica nuove misure, i telefoni si surriscaldano»
LUGANO - Una media, nell’ultima settimana, di 750 chiamate al giorno. Oltre 11.000 da quando è stata attivata l’Hotline coronavirus Cantone Ticino. Telefoni roventi presso gli spazi di Ticino Soccorso a Breganzona. «È qui che, in accordo col Cantone, è stata istituita l’hotline per il Ticino e per il Grigione italiano – evidenzia Roberto Cianella, direttore generale della Federazione Svizzera Ambulanze –. Siamo attivi dal 27 febbraio. Dalle 7 alle 22, tutti i giorni».
La vostra hotline è stata creata perché quella nazionale non bastava.
«Esattamente. Era aperta solo in orari d’ufficio. Ed era solo in tedesco e in francese. Allo stesso tempo, nella Svizzera italiana si assisteva a un sovraccarico di chiamate presso la guardia medica del 144».
Un servizio gettonato sin dal primo giorno…
«Sì. Il primo giorno sono arrivate 567 chiamate. Alle 7 di mattina avevamo due operatori, militi della protezione civile adeguatamente istruiti. Un quarto d’ora dopo, ci siamo accorti che ne serviva almeno un terzo. Oggi ne abbiamo complessivamente 6, a rotazione, compreso un medico».
I contagi aumentano. Di conseguenza aumentano anche le domande?
«Notiamo che ogni volta che il Governo dà delle disposizioni o annuncia delle restrizioni, le telefonate si impennano».
Che domande vi pongono?
«Inizialmente erano molto orientate su quanto accadeva in Italia. Ci chiedevano: posso andare a Milano?»
E ora che il virus ce l’abbiamo “in casa”?
«Le domande sono molto più mirate. Soprattutto su questioni sanitarie. Ho avuto un contatto con una persona positiva al coronavirus. Cosa devo fare? Alcuni, inoltre, non si sono resi conto ancora che il tampone, qui in Svizzera, va fatto solo alle persone anziane o deboli. Non a tutti».
Percepite la fiducia della popolazione?
«Assolutamente sì. Molti non hanno nessuno con cui confrontarsi. Alcuni ci chiedono: posso ancora prendere il bus? Altri: posso andare a fare una passeggiata nel bosco con un amico? Più il Governo va nel dettaglio con le raccomandazioni e più il cittadino ci fa domande personalizzate».
E gli anziani?
«Anche loro ci chiamano. Per sapere se possono vedere i loro nipoti ad esempio».
I giovani?
«In particolare quelli che studiano oltre Gottardo, per sapere se è consigliabile venire in Ticino».
Quanto pesano le fake news che circolano in rete?
«Hanno un certo peso. Ad esempio abbiamo ricevuto una ventina di chiamate sulla questione del virus che si accumulerebbe sull’asfalto».
La domanda più strana che vi hanno fatto?
«Una signora aveva accolto in casa degli idraulici per dei lavori di ristrutturazione. Solo in un secondo tempo si era accorta che erano italiani. E siccome al termine dei lavori, si sono lavati le mani nel suo bagno, non sapeva cosa fare dell’asciugamano. Fortunatamente i nostri consulenti sono molto bravi nel tranquillizzare chi si trova disorientato».