Tre comuni del Moesano chiedono a gran voce una finestra di crisi per «reagire alla pandemia»
ROVEREDO/SAN VITTORE/CASTANEDA - Non è andata giù ai Comuni di Roveredo, San Vittore e Castaneda, l’ultima decisione dello Stato Maggiore della Regione Moesa di non procedere con la richiesta di una finestra di crisi. Per questa ragione e «all’unanimità» gli Esecutivi dei comuni sopra citati si dissociano da tale decisione, ritenendola «incomprensibile e ingiustificabile».
«L’apertura di una finestra di crisi - sottolineano in una nota odierna - permetterebbe infatti alla regione di poter reagire in tempi rapidi e di adattare le necessarie misure sulla base della situazione locale che, se ancora servisse dirlo, è ben diversa rispetto a quella di altre parti del Cantone».
Per i tre Esecutivi, il negare l’immediata chiusura anche in Mesolcina e Calanca dei cantieri operanti nell’edilizia civile, così come le aziende legate alla sua specifica filiera, è un errore. «Questo non andrebbe a danneggiare l’imprenditoria locale, considerati i fondi cantonali stanziati in caso di lavoro ridotto e in virtù del fatto che, a fronte di situazione particolari, lo Stato Maggiore potrebbe accordare misure specifiche per aperture controllate. La richiesta di una finestra di crisi ci permetterebbe inoltre di programmare autonomamente l’eventuale riapertura generale delle attività, a prescindere da un eventuale futura decisione da parte della Confederazione di una chiusura completa».
«È innegabile - secondo gli stessi comuni - che la mancata chiusura delle attività possa generare un aumento dei contagi (o il loro non-contenimento); tale aumento andrebbe a ripercuotersi su un sistema sanitario, quello ticinese, già in difficoltà».
Per queste ragioni, i tre comuni ritengono «che la grave decisione presa rappresenti un’occasione mancata per occuparsi con responsabilità e coerenza della nostra Regione. Andrebbe infatti posto al centro del nostro interesse la salvaguardia della salute delle persone. Siamo stati eletti anche per questo!».