La chiusura dei locali pubblici è stata un'ulteriore mazzata per un settore già in difficoltà da anni.
L'Interprofessione della vite e del vino ticinese: «Le aziende e le cantine hanno perdite tra il 30% e l'80% in questo periodo. Sempre più bottiglie restano invendute». Nessun accordo sul prezzo dell'uva.
BELLINZONA - La pandemia di coronavirus rappresenta un grosso problema anche per i viticoltori ticinesi che guardano con enorme preoccupazione alla prossima vendemmia.
Effetto domino - La chiusura dei locali pubblici ha infatti provocato un effetto domino che concerne tutti. Dai produttori ai negozianti. Nessuno escluso. «L'unico canale di vendita aperto è quello relativo alla grande distribuzione - precisa Interprofessione della vite e del vino ticinese (IVVT). Ma anche lì le cose non vanno benissimo. «Il consumo a domicilio è diminuito dal 15 al 20%. D'altronde, si sa, il vino è una bevanda conviviale».
Settore in difficoltà - La pandemia ha inflitto un ulteriore colpo duro a un settore già in difficolta da anni: «Per le aziende vitivinicole e le cantine stimiamo una perdita dal 30 all'80% - a seconda della tipologia di clientela - nei primi mesi dell’anno». L'incognita della data di riapertura di bar e ristoranti è un'ulteriore spada di Damocle che pende sulla testa dei viticoltori.
Troppe bottiglie - E intanto le bottiglie prodotte negli anni scorsi continuano a giacere invendute nelle cantine. «Per riequilibrare il mercato - precisa IVVT - si è deciso di ridurre del 20% la resa dei terreni». Quindi da 1 chilo di uva a 800 grammi al metro quadrato. «Di questi, le cantine si impegneranno ad acquistarne almeno 500gr/mq», sottolinea l'associazione precisando che gli accordi in tal senso «dovranno comunque essere presi caso per caso» tra viticoltori.
Patto e prezzo - Questo patto, per contrastare questo ennesimo annus horribilis per il vino ticinese, è stato sancito durante vari incontri del gruppo di lavoro. «I membri della Federviti hanno compreso le difficoltà che i negozianti di vino stanno vivendo in questo particolare momento. La loro piena collaborazione, seppure sofferta, ci ha permesso di trovare questo accordo». Non è invece ancora stato trovato un prezzo per le uve coltivate in Ticino: «Il fatto che i negozianti di vino e la Cantina Sociale di Mendrisio - che da soli vinificano il 70% delle uve - non siano in grado di comunicarlo rappresenta l'ennesima prova di questo clima d'incertezza».
Disinfettante per la comunità - Le eccedenze, in un periodo storico tanto complicato, potrebbero però servire per fare del bene alla comunità. «Promuoveremo una campagna», precisa l'associazione. «L’idea è quella d'invogliare i produttori a donare, a un prezzo puramente simbolico, l’uva in eccesso per distillarla. Il disinfettante sarà poi distribuito alle strutture del nostro Cantone».
Vino 100% ticinese - I delegati di IVVT hanno pure approvato la modifica della DOC riguardante il taglio dei vini. «A partire da questa vendemmia - concludono - non sarà più possibile tagliare i vini ticinesi con altri provenienti da fuori Cantone». Una decisione, questa, che restringe le regolamentazioni federali che lo permettevano.