Presso gli istituti sociali della località di confine viene denunciata una certa omertà.
Ma il direttore si difende: «I numeri ci danno ragione»
CHIASSO - Quasi la metà dei decessi per Covid-19 in Ticino sono avvenuti nelle case anziani. Tanto che cinque strutture sono sotto osservazione e in due sono stati intimati dei provvedimenti dall’Ufficio del medico cantonale. Tra queste non figurano Casa Giardino e Casa Soave di Chiasso, che però ricevono le critiche da parte di alcuni dipendenti.
Proprio a Chiasso si è registrato il primo decesso nel cantone per coronavirus. E sono proprio alcuni dipendenti ora a chiedere «chiarezza», perché - come riferisce La Regione - alcuni aspetti sarebbero stati nascosti dall’omertà.
In particolare, i dipendenti delle case anziani avrebbero ricevuto più missive interne in cui venivano invitati al silenzio. La prima l’8 marzo, in cui veniva chiesto loro di «rispettare il segreto professionale», anche con i media e le autorità politiche, e di mantenere discrezione anche sul proprio stato di salute. La seconda il 13 aprile: qualora avessero presentato dei sintomi, i dipendenti avrebbero dovuto passare dalla struttura, non rivolgendosi al proprio medico curante.
Ma dubbi vengono sollevati anche sulle direttive cantonali: una mascherina e un camice per tutto il giorno, personale che entra ed esce dal reparto Covid-19 e si sposta in altre zone, spogliatoi in comune. L’ultima direttiva il 23 aprile: niente cambio di turni se manca qualcuno, ma gli straordinari devono essere autorizzati preventivamente.
Una situazione che porta i dipendenti delle case anziani di Chiasso a cercare «chiarezza», anche perché da inizio pandemia sarebbero morti 30 ospiti (non tutti collegati al coronavirus).
Si tratta di critiche che, in prima battuta, hanno portato il direttore degli istituti sociali di Chiasso Fabio Maestrini sulla difensiva: «I numeri ci stanno dando ragione - ha dichiarato a La Regione -. E oggi possiamo dire di non registrare più una situazione positiva».