Anche il Collegio dei docenti della Scuola Media di Lodrino è critico verso la riapertura
L'invito rivolto al Governo è quello di mantenere attivo l'insegnamento a distanza
LODRINO - Preoccupazioni per la riapertura delle scuole arrivano anche dalla maggioranza (20 favorevoli e 5 contrari su 30 membri) del Collegio dei docenti della Scuola Media di Lodrino.
Come diversi Collegi dei docenti di altre sedi, anche quello lodrinese ci tiene a sottolineare quelli che ritiene essere i «molteplici punti critici» e le proprie «perplessità» per questa riapertura.
I giorni di scuola - «Dall’11 maggio al 19 giugno ci sono 6 settimane e 4 giorni di festa - si sottolinea in uno scritto inviato al Consiglio di Stato -. In totale, dunque, 26 giorni effettivi di scuola. Pare inoltre evidente che l’unica possibilità per riaprire sia quella di ridurre il numero di allievi per classe. Se il numero degli allievi verrà dimezzato, ogni ragazzo frequenterà dunque la scuola per 13 giorni. Se verrà ridotto ad un terzo, i giorni effettivi di scuola diventeranno poco più di 8. Sorge spontaneo chiedersi se il santo valga la candela».
Il tragitto verso scuola - Per il Collegio docenti di Lodrino, quella che si prospetta all’orizzonte non sarà una situazione normale: «gli allievi usciranno di casa, si recheranno alla fermata e, se rispetteranno le regole, si disporranno in fila indiana sul marciapiede tenendosi ad un metro di distanza. Saliranno sul bus uno alla volta e, se rispetteranno le regole, si siederanno lasciando un posto vuoto affianco ad ogni posto occupato. Scenderanno dal bus e, se rispetteranno le regole, si avvieranno a scuola in fila indiana, distanziati un metro l’uno dall’altro, formando un cordone lungo 30-50 metri a seconda dei casi. Arriveranno in una scuola dove, se rispetteranno le regole, dovranno entrare in classe uno alla volta, aspettando con pazienza il proprio turno, lavandosi le mani per 20 secondi per poi di sedersi nel loro banco soli».
Le regole per i docenti - «Il docente - si prosegue -, se rispetterà le regole, non potrà muoversi dalla cattedra e dovrà quindi limitarsi a lezioni frontali e a verificare che gli allievi svolgano gli esercizi assegnati. Gli allievi, se rispetteranno le regole, non potranno chiedere in prestito la penna, il foglio, il compasso o la calcolatrice».
Pause e distanze - E poi ancora: «durante le pause, se rispetteranno le regole, dovranno mantenersi a un metro di distanza l’uno dall’altro, non potranno darsi la mano, abbracciarsi, girare per la scuola con il loro amico o la loro amica. Siamo sicuri che, in questo scenario, i benefici per l’apprendimento e per le relazioni sociali siano reali? È vero, se si rispettano le regole il rischio di contagio è molto basso. Ma se le regole non verranno rispettate?».
Contro le regole - Il dubbio dei docenti è, infatti, che gli adolescenti mettano «in discussione le regole imposte dagli adulti» e «sminuiscano i rischi di un loro comportamento sbagliato. Siamo sicuri che saranno tutti così maturi e responsabili da rispettare delle regole che hanno risvolti socialmente ed emotivamente pesanti persino per un adulto?».
Per i docenti, insomma, le misure di sicurezza in vigore «non possono essere garantite e i vantaggi psicologici-pedagogici-didattici risulterebbero comunque fortemente limitati dalle circostanze particolari di questo periodo e dalla frequenza scolastica “parziale”». L'invito, quindi, è che si continui a svolgere l’insegnamento a distanza e che si organizzi il servizio di accudimento per le famiglie che ne dovessero avere bisogno.