Pochi clienti. Nonostante le misure protettive messe in atto, locali pubblici disertati. Le voci dei protagonisti.
Il viaggio di Tio/ 20Minuti tra gli esercenti, dopo due mesi di lockdown. Alcuni parlano di spettacolo desolante. Altri restano comunque fiduciosi. Non mancano le idee geniali.
Sarà stata la pioggia abbondante di oggi, o forse il timore di tornare a frequentare spazi chiusi. Ma l’affluenza nei ristoranti ticinesi è stata piuttosto bassa nelle prime ore di riapertura, dopo il lockdown. Il Covid-19, insomma, sembra avere lasciato il segno. Un giro in centro a Lugano nell’ora della pausa pranzo ha evidenziato uno scenario per certi aspetti desolante. Vuoti del tutto alcuni ristoranti. In altri invece i clienti si contavano sul palmo di una mano.
Costretti a "rifarsi il look" – Nonostante rigorose misure di protezione prese da gerenti ed esercenti, la realtà dei fatti ha confermato le ipotesi evidenziate dal sondaggio realizzato dall'Istituto di ricerche economiche (Ire) e di cui Tio/20Minuti ha riferito recentemente. Misure protettive che hanno reso in certi casi irriconoscibili alcune location popolari, come il Ristorante Manora dove la pandemia ha costretto il locale a "rifarsi il look". Appena una trentina di postazioni in cui mangiare, tavoli da due, al massimo da quattro. Non di più. Vassoi non più liberi, ma consegnati personalmente dal personale. Il pienone è un ricordo lontano, appena una quindicina di persone in tavoli ben distanziati tra loro.
Meno tavoli – La riduzione del numero dei tavoli è stata una scelta necessaria un po’ ovunque. «Abbiamo tolto una decina di tavoli – dice Riccardo Maestri, direttore del Ristorante Federale –. Si entra tramite un percorso segnato a terra da frecce gialle, e per garantire l’igiene il foglio del menù è stato plastificato». Sforzi profusi ma «il maltempo purtroppo non ci aiuta in questa giornata». L’entusiasmo comunque non manca neanche di fronte ai nuvoloni e ai tavolini vuoti. «Accidenti alla pioggia – impreca Luca Belatti, direttore del bar Ristorante Olimpia –. La scorsa settimana la terrazza era piena di persone, sedute sulle sedie, che avrebbero voluto mangiare. Non credo molto nella paura della gente di tornare negli esercizi pubblici». Anche lui si è adeguato alle normative federali: tavoli distanziati di due metri, si può entrare nel locale anche in gruppo, non più di quattro persone. Eccezione invece per le famiglie che possono essere in cinque. Poi ci illustra fiero le novità: «l clienti vengono accolti all’entrata da un signore che li accompagna ai tavoli. Quindi arriva la chef de rang, munita di guanti bianchi che servirà le portate, mentre un’altra persona si occuperà di togliere i piatti. Insomma arrivi e partenze delle portate seguiranno due binari diversi».
Parola d'ordine: positività – L’entusiasmo e la voglia di ripartire ci sono. Al Ristorante Commercio (una decina di clienti, è uno di quelli più “affollati”) la direttrice Anna Galli, è perfino soddisfatta. «L’affluenza c’è stata. Mi ero attivata già negli scorsi giorni su Facebook invitando a prenotare il tavolo. Ne abbiamo tolti circa il 50% per poter mantenere le distanze di due metri, e tenete presente che ho calcolato per eccesso, anziché per difetto. Molti clienti sono passati anche solo per salutarmi, o per vedere». Anche qui vige la regola dell’igiene: gel disinfettante prima di entrare. «Le brioche e i gipfel li imbustiamo, abbiamo tolto le tovaglie dai tavoli per rendere al massimo il concetto di pulizia. Per ora posso ritenermi già felice così. Non mi aspettavo né di più né di meno». Nemmeno la delusione per la pioggia? «No. Apertura bagnata, apertura fortunata».
Partenza soft a Bellinzona – Un salto anche nel Sopraceneri, dove la musica, più o meno è la stessa. A Bellinzona, il ristorante dell'Hotel Internazionale, ha aperto alle 10 di mattina, con il servizio caffetteria. «È stato divertente vedere che a quell'ora, puntualmente, c'erano due signore sulla porta – fa notare il direttore Michele Santini –. Volevano essere le prime a entrare. Detto ciò, siamo partiti in maniera soft, con una decina di coperti a pranzo. Ce lo aspettavamo. La gente deve prendere piano piano coraggio, è normale essere partiti a rilento. Sono comunque fiducioso per le settimane che verranno».
Far west per sorridere – Alla Casa del Popolo si sdrammatizza ricreando uno scenario da far west, con tanto di cactus. «I camerieri – ci indicano dallo storico locale bellinzonese – si sono vestiti da cowboy con le pistole ad acqua caricate di disinfettante». In totale sono stati una ventina gli avventori che hanno fatto colazione o pranzo nel "saloon" di fronte alla stazione. «La nostra idea è stata apprezzata dai clienti. Volevamo strappare loro un sorriso in questo periodo difficile e pensiamo di esserci riusciti».
C'è chi punta comunque sull'asporto – A Cugnasco-Gerra Mitko Gjorgiev, vice-gerente del ristorante Al Ponte, non si lamenta. «Abbiamo registrato una dozzina di coperti. E poi sono arrivati gli amanti del bianchino e del caffè. Nei due mesi di lockdown abbiamo continuato a fare pasti da asporto. La cosa curiosa è che alcune persone che potevano fermarsi a mangiare hanno continuato, anche oggi, a prendere il pranzo da asporto. Questo mostra come alcuni non siano ancora pronti psicologicamente a entrare in un locale pubblico. Noi siamo flessibili comunque e veniamo incontro a ogni esigenza».
Delusione in riva al Verbano – Bruno D'Addazio, numero 1 del Ristorante Lungolago di Locarno, un vero leader del settore, è amareggiato. «La vedo dura. Avevamo quattro persone a pranzo. Pochissime anche a colazione. Forse sarà la pioggia. Desolante».
Poco movimento a Mendrisio – Poca gente anche a Mendrisio. Fra i pochi locali “con un po’ di movimento”, l’Osteria Vignetta. Oltre a fungere da "mensa aziendale" per tutti i militi della protezione civile impegnati nel Mendrisiotto, l’Osteria ha riaperto i battenti anche per l’abituale clientela, composta in prevalenza dagli studenti della locale Accademia di architettura. In questa prima fase, i gestori hanno deciso di aprire solo a mezzogiorno e unicamente in modalità take away.
Si naviga a vista – «L’idea è di aprire anche di sera con la modalità classica, forse già da domani. Ma valuteremo anche in base al tempo metereologico», ci spiegano. Insomma, si naviga a vista. Solo lo sfruttamento della metratura esterna permetterebbe infatti di accogliere un buon numero di clienti in sicurezza. «La situazione che si è creata ci obbliga a reinventarci – aggiungono –. Ma bisogna pensare positivamente».