Nel post lockdown sono tornati interventi chirurgici e urgenze, ma in estate le donazioni diminuiscono.
Donare è sicuro, ma bisogna prendere appuntamento. Servono 0+, 0-, A-.
LUGANO - Il ritorno alla normalità passa anche dagli ospedali, che riprendono la loro attività. Questo comprende interventi chirurgici e d’urgenza, per i quali servono scorte di sangue. Scorte che in questo momento la Fondazione servizio trasfusionale CRS della Svizzera italiana sta cercando di rifornire. Pianificare una donazione, magari prima di andare in vacanza, significa fare del bene ad altri.
Serve un appuntamento - «Al momento della ripresa degli interventi sospesi, il numero di prodotti richiesti è aumentato enormemente creando una difficoltà nell’approvvigionamento - spiega il direttore operativo Mauro Borri -. E gli accessi alle strutture sono limitati, con appuntamenti scaglionati». La sicurezza resta la priorità. Ma d’estate solitamente le donazioni diminuiscono e diventa difficile «creare le riserve necessarie». In questi giorni sono i gruppi sanguigni 0+, 0- e A- quelli più richiesti. Ma il barometro della donazione di sangue nella Svizzera italiana mostra una scorta bassa anche di B+ e B-.
Trasfusioni al sicuro dal Covid-19 - Donare in questo momento è affidabile? «Le trasfusioni sono sicure - garantisce il direttore medico del Servizio trasfusionale, il dottor Stefano Fontana -. E non è necessario fare dei controlli sul sangue». Le misure di sicurezza impediscono a chi è malato di donare e «la trasmissione del SARS-CoV-2 tramite trasfusione è praticamente esclusa. Non è mai stata osservata» né sul Covid-19 né su virus simili, «nonostante numerosi paesi al mondo possiedano dei sistemi di controllo e documentazione degli effetti indesiderati della trasfusione di sangue». Anche in gravidanza, «in nessuno dei casi osservati di coronavirus è stata riscontrata una trasmissione al bambino via sangue».
Donare in sicurezza - In questo momento la donazione rimane importante. «Quando si prende appuntamento e all’entrata ai donatori viene chiesto se hanno avuto sintomi. Lo stato di salute viene verificato durante un colloquio e con un questionario medico. Solo donatori sani possono donare il sangue - conclude il dottor Fontana -. I sintomatici, chi ha avuto contatti con persone malate di coronavirus nelle ultime due settimane o chi ha contratto il virus e non è guarito da almeno un mese non vengono accettati. Inoltre i donatori devono informare il servizio trasfusionale se si ammalano nelle due settimane successive alla donazione», permettendo l’eventuale eliminazione del sangue, se necessario.
Niente tampone né test sierologico, dunque, in quanto «non contribuirebbero a un aumento della sicurezza». Ma Mauro Borri è positivo: «I nostri donatori di sangue volontari come sempre ci sono molto vicini e rispondono in modo encomiabile alle nostre richieste».