Il "killer dormiente" continua a fare vittime. E nelle nostre case ne spunta sempre di più
In cinque anni i quantitativi smaltiti sono aumentati di sette volte. Il Cantone: «Difficile fare stime, ma il problema è diffusissimo»
BELLINZONA - È un male silenzioso. Che colpisce a decenni di distanza. Ne sanno qualcosa gli orfani e le vedove degli ex dipendenti delle Officine di Bellinzona: almeno cinque quelli che, in pensione, sono deceduti per tumori riconducibili alla stessa causa.
Il caso è scoppiato un anno fa: ma l'amianto continua a far discutere in Ticino. Le vittime del "killer dormiente" a livello federale sono in media 120 l'anno: nel nostro Cantone si contano sulle dita di una mano, ma in futuro - secondo la Suva - potrebbero aumentare anche del 40 per cento.
«Il problema è tutt'altro che risolto» ha ricordato martedì a Keystone-Ats il presidente dell'Associazione svizzera dei consulenti di amianto Daniel Bürgi. In Ticino – ha osservato – i quantitativi smaltiti sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. È la punta di un iceberg.
Difficile dire quanto sia grande il resto. Una mappatura a livello ticinese non esiste: il Cantone dispone di dati «unicamente sull'amianto debolmente agglomerato, quello più pericoloso perché le fibre vengono rilasciate facilmente nell'aria» spiega Carlo Riva del Dipartimento del territorio. Gli importi smaltiti sono schizzati in alto dall'introduzione (nel 2016) dell'obbligo di dichiarazione. Da 247 a 1316 tonnellate l'anno. Sette volte.
L'amianto debolmente agglomerato smaltito in Ticino:
anno | tonnellate |
2015 | 247 |
2016 | 392 |
2017 | 808 |
2018 | 1275 |
2019 | 1316 |
«La probabilità di trovare amianto negli immobili costruiti prima di trent'anni fa è altissima» avverte l'esperto. Le segnalazioni dai cittadini non mancano, «arrivano da diversi canali» ma riguardano «per lo più tetti in eternit e blocchi di amianto fortemente agglomerato, quello più riconoscibile ma meno pericoloso» precisa Riva. Ne vengono smaltite circa 2mila tonnellate l'anno, in Ticino: direttamente in discarica, senza l'intervento di ditte specializzate. «Per questo una tracciabilità vera e propria non esiste».
La buona notizia: la sensibilizzazione funziona. In Ticino la popolazione «è sempre più attenta al tema» anche se il rischio riguarda piuttosto i lavoratori edili. Molte aziende straniere – i sindacati lo ribadiscono da tempo – tenderebbero ancora a sottovalutare il problema.