Al via la settimana di protesta per migliori condizioni per gli operatori sociosanitari
In Ticino associazioni e sindacati si sono uniti
BELLINZONA - Sono stati lodati e applauditi. Soprattutto durante la prima ondata di coronavirus ci si è resi conto di quanto il personale sociosanitario sia fondamentale per il nostro cantone e la nazione tutta. Ma, superata la situazione tragica, sono emerse le mancanze del settore nei confronti dei suoi collaboratori. Tanto che "gli applausi dai balconi non bastano". La settimana dal 26 al 31 ottobre 2020 sarà dedicata alla protesta in tutta la Svizzera, fino a una manifestazione davanti a Palazzo federale.
Associazioni e sindacati si sono uniti per formare un'alleanza tra le professioni sociosanitarie, con cui chiedere condizioni di lavoro migliori.
«Il personale del settore sociosanitario pretende più tempo per il paziente e meno per la burocrazia - ha spiegato Mattia Bosco, segretario cantonale Sindacati indipendenti ticinesi (SIT) -. È inoltre il momento d'introdurre una rendita transitoria a partire dai 60 anni che garantisca la copertura parziale del salario medio annuo dell’ultimo anno d’impiego».
Di recente, il sindacato VPOD ha incontrato i rappresentanti del personale dell’Ente Ospedaliero Cantonale, a cui ha chiesto per il prossimo rinnovo contrattuale 2021 un aumento dei salari, interventi specifici per una migliore conciliabilità lavoro-famiglia, maggiore accesso alla formazione continua e maggiore attenzione a tutte le professioni. «Ma la madre di tutte le battaglie è il miglioramento del finanziamento pubblico agli enti sociosanitari - fa notare Fausto Calabretta -. Il sindacato rivendica un miglioramento del finanziamento dei contratti di prestazione tra il Cantone da un lato e dall’altro lato le cliniche, le case anziani, la sociopsichiatria, le istituzioni sociali e i servizi d’assistenza e cura a domicilio. Per garantire condizioni di lavoro più umane, che innalzino la qualità di vita e la qualità del lavoro degli operatori sociosanitari nell’interesse di pazienti, residenti e utenti».
Gianni Guidicelli, vicesegretario cantonale OCST, pone l'attenzione sulla professione dell'infermiere. «È sufficiente prendere atto dei motivi per i quali molte e molti infermieri oggi abbandonano la professione. Si va da una bassa identificazione con la professione, che nel tempo ha assunto sempre più elementi di natura amministrativa e sempre meno di cura e contatto con i pazienti, dall’eccesivo carico di lavoro dato da una dotazione del personale insufficiente, dalla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, dalle condizioni salariali e altri ancora. È su questi aspetti che bisognerà intervenire».
Infine, conclude Luzia Mariani, presidente ASI Ticino, «delle buone condizioni di lavoro si ripercuotono positivamente sulla professionale del personale sanitario e di riflesso sul benessere di ogni paziente».