La pandemia potrebbe fare aumentare le persone che soffrono di compulsioni. Lo spiega lo specialista Michele Mattia.
Al momento circa il 2% della popolazione soffre di questo genere di disturbi. L’appello: «Si può guarire. Non fatevi condizionare dalle etichette e dalla paura di parlarne pubblicamente».
LUGANO - A causa del Covid-19 i disturbi ossessivi tra la gente potrebbero registrare un’impennata. A sostenerlo è Michele Mattia, psichiatra, psicoterapeuta e presidente dell'associazione della Svizzera italiana per i disturbi d'ansia, depressivi e ossessivi (ASI-ADOC). Di certo per chi necessita di avere le cose sempre sotto controllo questi sono tempi bui. «Ci rendiamo conto – fa notare Mattia – che stanno già aumentando le ossessioni legate alla possibilità di contrarre il Covid o altre malattie».
Partiamo dalle cifre generali…
«Il disturbo ossessivo compulsivo mediamente coinvolge circa il 2% della popolazione. Chiunque può essere colpito, indipendentemente dal ramo sociale. Stiamo parlando anche di persone che assolutamente conducono una vita normale e che ricoprono anche cariche importanti. Ma che sono fragili magari in alcuni ambiti».
Colpa di chi?
«Di un insieme di elementi. Dalla predisposizione genetica ai fattori ambientali, quali le esperienze di vita che la persona ha vissuto, dall’infanzia all’adolescenza. Se ne parla comunque ancora troppo poco pubblicamente. Chi soffre di questi disturbi ha paura di esporsi».
Perché?
«Questa società super competitiva non ammette debolezze. Si teme di perdere il proprio ruolo all’interno della società o del mondo del lavoro. Invece sarebbe importantissimo non nascondersi e vivere più serenamente determinate debolezze. Spesso siamo frenati dalle etichette che la società ci ha incollato addosso e dal timore di essere giudicati».
Chi ha questi disturbi porta in sé una grande sofferenza…
«Sì. Perché solitamente è cosciente che le ossessioni non hanno senso concreto. Ed è consapevole anche del fatto che minano i rapporti relazionali. Col partner, con gli amici. Quando una persona è ossessionata da qualcosa, a volte basta una virgola fuori posto per mandarla in tilt. E poi partono domande e richieste di verifiche a raffica. Soffrono anche i famigliari e i conoscenti della persona, perché non sanno come arginare queste situazioni».
Quali sono i disturbi ossessivi più diffusi in Svizzera?
«Si fanno strada le ossessioni per le nuove tecnologie. Molta gente non riesce più a vivere senza cellulare. Si immagina che, perdendosi una notifica, possa succedere qualcosa di decisivo per la propria vita. Tante persone oggi esistono solo attraverso lo smartphone e arrivano a toccarlo oltre mille volte al giorno».
Sempre legato alle nuove tecnologie c’è il disturbo da shopping compulsivo online…
«Sì. Con la paura di perdersi l’ultimo prodotto di grido. E allora si acquista indiscriminatamente. Si pensa di placare il disturbo, acquistando. In realtà si ottiene l’effetto contrario, si alimenta l’ansia, riattivandola in continuazione. Questo vale per tutti i disturbi ossessivi, che non andrebbero mai alimentati. Sono problemi da cui si può guarire. Ma la prima cosa da fare è non nutrirli».
Torniamo all’ossessione da contagio?
«Tanti hanno l’angoscia di perdere la propria integrità, la propria salute. Altri invece si fanno condizionare dal sentimento di incertezza generale e traslano la loro ansia su altre ossessioni, che apparentemente non hanno nulla a che vedere col Covid. Questo porta a conflitti inevitabili nella vita quotidiana. L'ultima statistica ci dice che le crisi famigliari sono aumentate del 24% a livello cantonale».
Tra le mura domestiche succede di tutto…
«C’è chi controlla all’infinito se ha spento la luce, chi invece definisce i tempi per ogni cosa, quanti minuti bisogna metterci per andare in bagno o per mangiare… Anche sul lavoro ci possono essere problemi, soprattutto quando si ha una personalità perfezionista. Lo stress a cui siamo sottoposti nutre tantissimo le ansie e crea un terreno fragile per alcuni. Così si formano continuamente timori di perdere una posizione, una credibilità. Nell’ossessione c’è sempre la paura di perdere qualcosa».
Un appello da parte sua?
«Non abbiate paura di rivolgervi a uno specialista e di parlarne apertamente con le persone care. Questi problemi non vanno più visti come tabù. E non dobbiamo più tenerceli dentro. Più tempo lasciamo passare nell’affrontarli, più l'ossessione diventa radicalizzata».