La rivoluzione innescata dalla pandemia ha cambiato la relazione tra clienti e aziende, ma non solo
«Nuovi sbocchi di business, nuovi mercati e nuovi clienti». Ecco i punti di forza del cambiamento spiegato dagli esperti di VECO Digital
LUGANO - «Voi tornereste indietro?». La domanda può suonare provocatoria dopo un 2020 segnato da prima e un dopo la pandemia. Ma è ad un altro cambiamento, forse ancora più epocale, che alludono gli esperti del Gruppo VECO di Lugano: la digitalizzazione. Ne parliamo con Luca Ronchetti, direttore marketing, e Alessandro Marrarosa, CEO di VECO Digital, ramo che la holding di consulenza privata e aziendale dedica espressamente all'innovazione.
«La pandemia Covid-19 - spiegano i nostri interlocutori - ha cambiato definitivamente la nostra vita, influenzandola in modo radicale, forzandoci a utilizzare i canali digitali per “sopravvivere”, vincendo lo scetticismo e accelerando i processi di apprendimento. Ciò è avvenuto soprattutto nella categoria “over”, mentre per i giovani il mondo è rimasto tale e quale. Lo stesso vale per le aziende, che hanno vissuto e stanno vivendo un momento di cambiamento epocale, che porterà difficoltà per alcune ma anche opportunità per altre, soprattutto per imprenditori visionari capaci di affrontare la rivoluzione digitale che è già arrivata».
In che ambiti registrate i cambiamenti più forti?
«L’impatto maggiore ha riguardato le aziende cosiddette ”retail” ovvero orientate alla vendita al dettaglio, che hanno modificato i processi e i loro modelli di business che per tradizione erano impostati "sul contatto personale" e "sociale", integrandoli con modelli di delivery innovative "senza contatto". Amazon ha definitivamente spaccato il mercato, rendendo facile e immediato l’acquisto di qualsiasi prodotto, abbattendo costi e tempi di spedizione, con una percezione di qualità del servizio davvero unica. Voi tornereste indietro?».
Cosa si può dire invece delle piccole realtà aziendali?
«Il cambiamento ha riguardato anche le PMI, che per non chiudere i battenti si sono dovute reinventare, buttandosi nella mischia della digitalizzazione. In particolare abbiamo notato che le piccole medie aziende sono più sensibili e proporzionalmente sono costrette a investire di più per migliorare la loro presenza sul web, per l’apertura di un e-commerce o per la gestione dei canali social».
È vero che con la digitalizzazione il consumatore conta di più?
«La vera rivoluzione sta nella relazione tra cliente e azienda. In passato c’erano le aziende che producevano, le società di distribuzione e le società di vendita. Oggi il rapporto è diretto e personale, l’azienda interagisce e dialoga direttamente con il cliente, grazie ai canali digitali, un’opportunità unica per costruire una nuova relazione duratura a vantaggio di entrambe le parti. La rivoluzione è appena iniziata. Chi ha iniziato la digitalizzazione qualche hanno fa oggi si trova in una posizione privilegiata, ma come spesso accade essere pionieri non sempre premia. C’è ancora spazio per provare a digitalizzarsi, soprattutto per le PMI. La scelta è ormai obbligata e non si tornerà più indietro».
Quali sono i rami economici più convinti del processo in atto?
«Tutti i rami economici si sono resi conto di dover digitalizzare. La maggior parte ha dovuto farlo, in primis per poter facilitare lo smart working, aderendo a sistemi di comunicazione moderni come Zoom, Teams o Google Meet. Altri, dato che non potevano vendere tramite i loro negozi fisici, hanno sviluppato la loro presenza online tramite piattaforme e-commerce. Molti agiscono ancora per uscire dalla crisi, altri stanno davvero pensando al futuro, ottimizzando i processi di lavoro, utilizzando nuovi canali di ricerca dei clienti, gestendo la fatturazione e la contabilità online o migliorando la propria immagine, tema cruciale sul web. Non da ultimo costruendo un nuovo archivio digitale che permette di gestire infiniti e svariati dati per una migliore conduzione aziendale».
Quali, in sintesi, sono i punti forti della digitalizzazione?
«I punti di forza della digitalizzazione sono la possibilità di trovare prima di tutto nuovi sbocchi di business, nuovi mercati e nuovi clienti. Per arrivare a questo risultato è necessario rivedere e ottimizzare l’intera catena dei processi aziendali che permettono ai collaboratori di concentrarsi sui lavori a maggior valore aggiunto. Non da ultimo la digitalizzazione permette all’imprenditore e al management di condurre nel migliore dei modi la crescita aziendale».
Digitalizzazione e tradizione, è possibile far convivere le due anime in un’azienda?
«Tradizione e innovazione sono da sempre le chiavi del successo aziendale. Quindi sono due fattori assolutamente che si auto alimentano. Da un lato abbiamo le aziende storiche familiari che esistono da 2 o 3 generazioni, dall’altro le nuove start-up nate di recente che hanno beneficiato dell’accelerazione digitale. Ma il segreto sta nel mezzo, dove la storia e le tradizioni del passato vengono valorizzate ed enfatizzate dai nuovi canali digitali, dove il successo dell’azienda risiede nelle persone e negli equilibri tra conoscenze del passato dei nonni e dei padri e visione del futuro dei figli che con le nuove tecnologie sono nati».
Tra le novità aperte al pubblico proponete degli eventi chiamati “VECO Digital Coffee”. Di cosa si tratta?
«L’idea creativa di Alessandro Marrarosa è nata dalla volontà di condividere “pillole d'informazione digitale” in un mondo che cambia, dove il tempo a disposizione è sempre limitato nell’arco della giornata. Ecco la proposta di trovarsi presto al mattino, dalle 8 alle 9 ogni 2 settimane, per un buon inizio di giornata con un buon caffè e un pizzico di conoscenza digitale, tramite l’intervento di esperti in diversi settori soprattutto con esempi concreti di utilizzo. A causa delle misure di restrizione legate alla pandemia, i VECO Digital Coffe si tengono ora solamente online. Ma siamo certi che a breve tornerà il profumo del caffè del mattino e la voglia d'incontrarsi, con maggiore conoscenza e consapevolezza digitale».