Le previsioni del direttore della Camera di commercio: «Speriamo che per l'estate prossima tutto si normalizzi, ma...»
Luca Albertoni a tutto campo sulla tempesta che sta investendo la produzione: «Il lavoro ridotto è un’ipotesi, ma se si resta a quello non è la peggiore»
LUGANO - Non è una tempesta in una tazzina di caffè. Gli effetti della carenza di materie prime si stanno infatti allargando e anche in Ticino cresce la preoccupazione. Il fenomeno emerge anche dai risultati di un’inchiesta congiunturale che la Camera di commercio presenterà nelle prossime settimane: «È un problema che tocca in modo trasversale tutti i settori. Questa è la novità rispetto al passato» ha dichiarato a Radio Ticino il direttore della Cc-ti, Luca Albertoni. «È una situazione - ha proseguito - figlia di molte cause. Ci sono aspetti produttivi, di trasporto e logistici. Al momento è difficile per tutti».
Ne va dell'azienda - E intanto, come primo cerotto, si inizia a parlare di lavoro ridotto. «Il lavoro ridotto è un’ipotesi, ma se si resta a quello non è la peggiore - ha detto Albertoni -. Ci sono molte aziende la cui esistenza potrebbe essere minacciata. Faccio un esempio, in ambito industriale, coloro che non ricevono i semiconduttori con tempi di fornitura che raggiungono anche un anno. È chiaro che non possono produrre praticamente nulla. In prospettiva quindi anche il lavoro ridotto serve fino a un certo punto. Per molte aziende, forse non tantissime ma in numero abbastanza importante, è una questione esistenziale. È qualcosa che ci inquieta molto, perché sono aziende sane, che hanno ordinativi e bilanci in ordine. Ma manca loro la materia prima per produrre ed è un problema enorme».
La previsione - L’altro lato della medaglia mostra l’aumento dei prezzi. «Un piccolo esempio è stato quello del caffé, ma poi si è parlato anche nell’ambito editoriale della penuria di carta - ha ricordato il direttore della Cc-ti -. C’è un rischio forte di un aumento dei prezzi per determinati oggetti». Le previsioni non sono delle più rosee: «Ho l’impressione che nei prossimi mesi possa solo peggiorare. La speranza è che non duri oltre un anno e che per l’estate prossima la situazione si possa normalizzare. Ma osservando i dati pubblicati ieri dalla NZZ non sono molto fiducioso, perché un po’ tutto il sistema mondiale si è “ingrippato”. Pensiamo al porto di Los Angeles dove arrivano le navi e per scaricarle ci vogliono dalle 3-4 settimane. Il prodotto è nei container, ma lì resta per penuria di manodopera dovuta al Covid».
Non ci sono ricette facili - Anche su cosa consigliare ai titolari delle aziende non ci sono ricette miracolose: «È molto difficile perché non dipende solo da noi. È veramente una dinamica molto internazionale ed eterogenea. Molte aziende, se penso all’elettronica, cercano delle alternative con altri produttori o con prodotti alternativi simili che però a loro volta devono essere accettate, e non è evidente, dal cliente finale. Ci sono poi questioni di certificazione se vengono cambiate le componenti. La situazione è complessa proprio per questo. Ma trovare soluzioni alternative, proprio perché il problema è globale, è difficilissimo» ha concluso Albertoni.