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CANTONEIl sopralluogo e poi il delitto nel garage sotterraneo

15.12.21 - 11:01
Si è aperto il processo nei confronti di Pasquale Ignorato e di suo figlio per il delitto di via Valdani
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Il sopralluogo e poi il delitto nel garage sotterraneo
Si è aperto il processo nei confronti di Pasquale Ignorato e di suo figlio per il delitto di via Valdani

LUGANO - Padre a figlio in aula penale per il delitto di via Valdani del 27 novembre 2015: si è aperto questa mattina il processo nei confronti del 57enne Pasquale Ignorato e del figlio 29enne, accusati principalmente di assassinio (in via subordinata di omicidio intenzionale) per l’uccisione del fiduciario Angelo Falconi.

L’obiettivo, come si evince dall’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, era di «eliminare» l’amministratore dell’abitazione dalla quale gli Ignorato stavano per essere sfrattati per via di debiti e della fine del contratto di locazione.

Il sopralluogo - Il fatto di sangue si è consumato il 27 novembre. Ma già il giorno precedente il figlio si sarebbe appostato per poco più di un’ora davanti allo stabile in cui si trovava l’ufficio del fiduciario per poterlo vedere uscire dal garage sotterraneo al volante della sua vettura. Un’uscita avvenuta alle 18.47.

Il delitto - Il giorno successivo, i due hanno quindi raggiunto il parcheggio alle 18.30 e hanno aspettato la vittima. Quest’ultimo è arrivato verso le 18.45. Ed è stato colpito dal padre con un tubo metallico e dal figlio con un oggetto tagliente (mai ritrovato in seguito), secondo l’accusa. Il fiduciario tentava di difendersi e di fuggire. Ma i due si erano accaniti sulla vittima. Pasquale aveva continuato a colpirlo, anche quando la vittima si trovava a terra, «sino a causarne la morte».

In seguito i due sono fuggiti oltre confine, pernottando dapprima presso parenti nella fascia di frontiera. Con una vettura prestata hanno poi raggiunto la località di Ercolano, in provincia di Napoli, dove si sono rifugiati a casa di familiari. Ed è lì che è poi avvenuto, il 1. dicembre 2015, l’arresto.

Il rapporto padre-figlio già all’epoca non era facile. E si è «ulteriormente» incrinato a seguito dei fatti, spiega il 29enne in aula. Il giovane lo ritiene responsabile di quanto è successo e della situazione in cui si trova ora. Ma allora per quale motivo all’epoca era fuggito? «Mi sono sentito di farlo, per me si trattava di accompagnarlo dai parenti a Napoli».

I reati finanziari - I due sono inoltre accusati di alcuni reati finanziari in relazione all’attività presso la stazione di servizio, poi fallita, del padre e anche per alcune operazioni presso un ufficio cambi. Nello specifico si parla per il padre di truffa, cattiva gestione, falsità in documenti e omissione della contabilità, per il figlio di riciclaggio di denaro.

La Corte delle Assise criminali di Mendrisio, riunita a Lugano, è presieduta dal giudice Marco Villa. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Marco Bertoli ed Elio Brunetti.

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