Gelate primaverili, forti piogge (e grandinate) estive e parassiti hanno compromesso praticamente tutto il raccolto.
I quantitativi di quest'anno portati nei due frantoi ticinesi ammontano a un decimo di quelli dello scorso anno.
LUGANO - «I due frantoi di Sonvico e Losone quest'anno potevano anche rimanere chiusi». Una frase forte quella dell'Associazione Amici dell’Olivo, ma che ben riassume la stagione olivicola ticinese 2021, paragonabile a quella del 2019. Dopo una stagione 2020 a dir poco strepitosa, l'anno che sta per terminare si chiuderà quindi in modo decisamente negativo per l'olivicoltura ticinese. La maggior parte dei proprietari di olivi ha infatti rinunciato alla raccolta per la scarsa qualità, ma soprattutto per la mancanza di frutti.
Le cause di questa cattiva annata sono da ricondurre a diversi fattori. Il secco e la temperatura mite durante lo scorso inverno, il freddo e alcune gelate d’inizio primavera con un aprile freddo (il più freddo degli ultimi 30 anni) ed un maggio pure freddo hanno provocato un ritardo nella fioritura. Giugno è stato invece un mese molto caldo e secco e la fioritura ritardata ne ha risentito (bruciatura dei fiori). Alcune forti piogge e grandinate estive durante luglio e agosto hanno poi distrutto parte del raccolto. E se qualche oliva si è salvata da questi eventi climatici, la mosca dell’olivo e forse anche la cimice asiatica ha completato l’opera con un’inevitabile cascola precoce di olive.
Le perdite di olive lavorate nei due frantoi ticinesi sono molto importanti e rilevanti con un -90%. La frangitura di quest’anno ammonta a quasi 20 quintali contro i circa 200 quintali dell’annata 2020. La resa media è bassa attestandosi al 9% contro il 10% dello scorso anno. L’olio d’oliva prodotto, quasi 200 litri si riconferma quindi a maggior ragione un prodotto di nicchia e una vera rarità. Ricordiamo che il prodotto olio d’oliva ticinese dallo scorso mese di ottobre è iscritto nel Patrimonio Culinario svizzero.