In Ticino non solo generosità disinteressata: non mancano casi di dumping e sexting. I racconti di due profughe
«Un video hot in cambio di 150 franchi». E una 18enne racconta di un'esperienza «terribile» come babysitter a Lugano, pagata 40 franchi per oltre 12 ore di lavoro
LUGANO - Il gruppo Telegram украинцев в Тичино, "ucraini in Ticino", è nato con l'arrivo dei primi profughi. Oggi ha 700 iscritti e ospita una cascata di messaggi ogni giorno. C'è chi regala un seggiolone per bambini, chi cerca scarpe da tip-tap per il figlio e chi un buon sushi a Lugano. «Gli svizzeri dicono di andare in Italia, si risparmia» risponde un utente.
Community solidale - L'argomento prevalente sono le procedure burocratiche legate alle domande d'asilo: «Come arrivo allo sportello di Bellinzona?», «chi ha già ricevuto l'assegno cantonale?», «attenti oggi il centro di Chiasso è chiuso». Ma non mancano consigli su dentisti e medici, questioni scolastiche e abitative: il tutto nel caos tipico delle chat molto affollate.
Soldi per un video hot - Non sempre i messaggi sono costruttivi o benintenzionati. Nelle scorse settimane un annuncio scritto in russo offriva «aiuto alle famiglie ucraine in difficoltà» e invitava «chi ha bisogno di soldi a scrivere in privato». Elina*, una 39enne di Kiev madre di tre figli, ha risposto: si è vista proporre 150 franchi in cambio di un video osé. «Mi vergognavo a tal punto che non ho nemmeno scritto nel gruppo per smascherarlo. Dopo un po' l'annuncio è comunque scomparso».
40 franchi al giorno - Non è l'unico caso di proposte indecenti. L'associazione Movimento delle fragole, attiva nell'assistenza abitativa ai profughi, segnala diverse lamentele di utenti del gruppo impiegate come baby-sitter o pulizie domestiche per pochi franchi. Katerina* (18 anni) racconta di avere trovato tramite la chat un lavoro come tata di due bambini piccoli in centro a Lugano. «Mi sono occupata di loro per 12 ore al giorno e oltre, facendo anche le pulizie e cucinando. Un'esperienza terribile» racconta. Il tutto per 40 franchi a giornata, che alla 18enne «sembravano una grossa cifra». Nonostante ciò il terzo giorno ha dato forfait per lo stress.
«Il Ticino non è senza insidie» - Secondo l'associazione i casi sarebbero diversi: «È importante che i profughi siano informati e assistiti in un territorio che non conoscono per evitare loro situazioni spiacevoli» osserva la volontaria Eugenia Lomak. «Pensano che il Ticino sia un posto senza insidie, ma non è così».
*nomi noti alla redazione